Il mondo della scuola è pronto a protestare il prossimo 10 dicembre in occasione dello sciopero generale proclamato da Gilda Unams, Flc Cgil, Uil e Snals, il primo del comparto in epoca Draghi. «Troppe le promesse disattese e totale assenza di risorse per la scuole e il personale scolastico, la misura è colma» dichiara la coordinatrice provinciale della Gilda di Latina, Patrizia Giovannini.

La scuola è in stato di agitazione da oltre due settimane per il mancato rinnovo contrattuale, per i mancati finanziamenti necessari a potenziare l'organico e a superare il problema delle classi pollaio, per la mancata attuazione delle misure di sicurezza anti-contagio e di contrasto alla diffusione della pandemia. «La situazione attuale e le proteste degli studenti di questi ultimi giorni - afferma la segretaria Giovannini - confermano quanto denunciamo da mesi: era necessario e urgente investire risorse per la scuola cominciando dagli organici, dalle strutture edilizie, dal miglioramento della vivibilità nelle aule e negli ambienti scolastici, dallo sdoppiamento delle classi e dal riconoscimento contrattuale per tutto il personale docente. Insisto su quest'ultimo punto - sottolinea la sindacalista - perché si sarebbe dovuto considerare maggiormente l'impegno promosso in aula con una didattica sperimentale che, purtroppo, continua ad essere carente a causa di una rete infrastrutturale che non è stata adeguata né potenziata. Non dimentichiamo che Dad, Ddi e quarantene sono tornate ad essere cronaca quotidiana».

La questione salariale è un tema sempre più caldo e urgente: «Gli stipendi degli insegnanti - ricorda Giovannini - sono fermi al palo, molto distanti rispetto a quelli dei colleghi degli altri paesi europei e ben al sotto della retribuzione media di tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. I fondi per la scuola stanziati dal Pnrr e dall'ultima Legge di Bilancio sono meno del 6%, il governo e il ministero intervengono quotidianamente imponendo incarichi aggiuntivi di lavoro a tutto il personale scolastico senza nessuna previsione di investimenti né riconoscimento sociale. Per non parlare dei precari della scuola, da sempre mal retribuiti e verso cui manca ancora un serio piano di stabilizzazione e reclutamento. Ormai, nella scuola, la didattica e la continuità educativa sembrano non avere più alcun peso; non stupiamoci se ciò ha ripercussioni sulla dispersione e il mancato successo scolastico».

Tutte le motivazioni che sono alla base della mobilitazione nazionale verranno illustrate nell'assemblea sindacale del personale scolastico convocata per domani, martedì 7 dicembre.