Finisce l'occupazione, ma non la protesta. Il liceo Classico di Latina è stato sgomberato ieri, alle 18.30. I ragazzi, accompagnati dagli uomini della Digos, hanno lasciato pacificamente l'edificio all'orario stabilito dal Prefetto Maurizio Falco, che martedì ha incontrato i rappresentanti d'istituto, e che ha richiesto la fine dell'occupazione per arginare i possibili contagi da Covid. Prima, però, i giovani hanno sistemato la scuola, «che ora è addirittura più pulita di prima», dice uno dei ragazzi. Non che prima ci fossero problemi di igiene, ma questo gesto fa capire quanto i giovani tengano al loro liceo e a ciò che rappresenta. L'occupazione non è stata assolutamente una scusa per saltare le lezioni: ci hanno creduto veramente, fino in fondo. I ragazzi avrebbero voluto proseguire, ma ciò non è stato possibile e il rispetto che hanno nei confronti delle regole non li ha fatti titubare neanche un attimo. Eppure, come si diceva, la protesta continua. Proprio per questa mattina, i ragazzi hanno proclamato uno "sciopero bianco": si riuniranno nel cortile esterno della scuola, estendendo l'invito anche ai docenti, per lanciare un segnale e per confrontarsi sul da farsi.

«Abbandoniamo la struttura a testa alta, consapevoli di aver messo in moto qualcosa di grande - spiegano i rappresentanti in una lettera indirizzata alle autorità e alla dirigente - Tuttavia però ci rendiamo conto come questa sia una situazione delicata, la pandemia naviga contro di noi e non possiamo permetterci determinate libertà. Questi giorni sono bastati a farci capire cosa sia davvero una comunità, un concetto che sembra così banale ma che nell'ultimo anno era stato difficile immaginare e sperimentare. Abbiamo capito di non essere soli, che a volte un nostro passo può scatenarne altri cento, e via via progredendo. Sappiamo che il nostro gesto avrà scatenato opinioni contrastanti, come è normale che sia. Ma siamo rimasti fermi sulle nostre idee, sui sentimenti di ragazzi che da mesi soffrono guardando il mondo esterno che va avanti, che tenta di tornare alla normalità, mentre tutto nella scuola sembra fermo. La scuola potrebbe ormai essere definita un non-luogo, ovvero uno spazio in cui centinaia di individualità si incrociano senza relazionarsi. Manca il contatto umano, il calore, l'ascolto, manca un po' di sano altruismo. Abbiamo agito stremati da queste mancanze, e stiamo facendo un passo indietro ma con la promessa e la fiducia che le cose dette vengano realizzate. Siamo giovani, ma non ingenui. Perché sì, una comunità, o meglio una comunità felice, è tale nel momento in cui ognuno si impegna nei confronti dell'altro. E dobbiamo riuscire a costruire questa comunità, fidandoci l'uno dell'altro. Noi abbiamo messo le basi, ora sta a voi. Lottate sempre e vogliatevi bene».