Urbanistica, lavori pubblici, attività produttive, impianti sportivi, manutenzione di strade ed edifici scolastici, decoro, ambiente. Sono tanti i settori e i temi del Comune di Latina che hanno vissuto una storia travagliata vivendo di inerzia, lentezza e decisioni sofferte e trascinate, tra cambi frequenti e convulsi di dirigenti e assessori negli ultimi cinque anni del primo tempo di Damiano Coletta. Con il voto di ottobre e l'avvento della nuova consiliatura si sperava in un cambio di passo o in una virata decisiva, promessa dal Pd novello alleato sui settori più fermi e ribadita dallo stesso sindaco nel riprendere tante questioni sospese. Quello che si sta delineando, però, è uno scenario quasi peggiore del precedente perché a due mesi dal voto mentre il centrodestra decide cosa vuole da fare da grande e come farlo nel nuovo governo della città e mentre Coletta sta a guardare, le commissioni consiliari, braccio operativo politico dell'amministrazione, non vengono istituite e di conseguenza la possibilità di dare un indirizzo e di sbloccare molti settori in stallo rimane una chimera. Le questioni sono pesanti come macigni se pensiamo solo all'urbanistica con i Ppe da sanare che ancora aspettano una schiarita. Le varianti dei piani R3 e R6, ad esempio, in commissione urbanistica ci erano arrivate ai saldi di ferragosto e a un mese dal voto, con Lbc, poi stoppata dalle opposizioni, che aveva fretta di approvarle. La fretta è passata e ora senza commissioni tutto è rinviato al 2022, quando saranno passati quasi 6 anni dal loro annullamento. Non si sa che fine abbia fatto anche il regolamento edilizio del Comune né l'articolo 2 delle legge sulla rigenerazione urbana, mai attivata e quale sarà l'orientamento della nuova maggioranza rispetto all'ambito dell'articolo 3 della rigenerazione sulla marina, altro tema foriero di scontri politici rimasto in sospeso.