E' stato uno dei principali artefici dell'istituzione dell'istituto scolastico "Marconi" e della sua crescita e, ad un anno dalla sua scomparsa, a fine novembre scorso, il suo istituto ha voluto ricordarlo con una cerimonia, intensa e sentita come un abbraccio. Parliamo del professor Domenico Boccuzzi, figura professionale indimenticata e che i colleghi hanno voluto ricordare per le sue doti umane e didattiche. La moglie ha donato alla scuola un albero di pepe rosa e una targa che riassume il pensiero del professore («Il buon insegnante sa rendere facili le cose difficili») in una cerimonia presieduta dalla dirigente scolastica Ester Scarabello e con la presenza di tanti colleghi, amici e moltissimi studenti ed ex studenti che hanno raggiunto grandi obiettivi grazie anche al suo incoraggiamento.

"Ogni angolo della nostra scuola ci ricorda di lui: l'Aula Magna dove faceva teatro con i suoi ragazzi - si legge nelle testimonianze rese quella mattina - i laboratori dove ancora ci sono le sue creature, senza dimenticare il suo incedere sobrio ed elegante e le simpatiche battute di spirito scambiate con i colleghi e le colleghe quando lo si incrociava nei corridoi. Domenico sapeva che gli alunni vanno motivati pertanto anticipava alla domanda "a cosa mi serve studiare", la risposta mostrando il risultato da raggiungere in modo che ogni studente fosse invogliato ad acquisire competenze per raggiungere l'obiettivo prefissato".

Boccuzzi ha portato avanti un progetto di didattica innovativa basata sul dialogo, la comprensione e la disponibilità con tutti. Intuendo le enormi potenzialità della robotica nella didattica, insieme ad altri colleghi dell'istituto, ha sviluppato un gran numero di dispositivi in modo artigianale, finanziando quasi tutto da solo e facendo nascere un corso specializzato in robotica, prima che venissero messe in commercio le schede Arduino, robot programmabili etc. «In classe era interessante – ha ricordato un'altra collega – perché con naturalezza e in maniera giocosa rendeva facile pure ciò che sembrava ostico. E' stato un grande innovatore, ispiratore per tanti studenti nonché colleghi. Un ingegnere atipico, dalla mente geniale e con una fervida fantasia tanto che si dilettava nella stesura di commedie teatrali delle quali curava la scenografia, i costumi, la fonica, le luci e la regia coinvolgendo, anche in questo caso, alunni e docenti. Questa è l'eredità che Domenico ha lasciato a tutti i docenti». «A noi – hanno concluso nella cerimonia - spetta il difficile compito di proseguire il suo lavoro, facendo tesoro dei suoi insegnamenti».