Sette nuovi nati ogni 1.000 abitanti. Succede in provincia di Latina, 41esima nella classifica nazionale (su 107 territori in totale) per calo demografico rispetto a 20 anni fa. Infatti, tra il 2020 e il 2002 si registra il 29,3% di culle in meno.
Dati allarmati quelli rilevati dall'Istat e rielaborati da Il Sole 24 Ore, numeri che mettono nero su bianco come tutta Italia stia vivendo una crisi che non vuole accennare a fermarsi. Lo ha detto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di giuramento dopo la conferma per il secondo mandato: «Bisogna supera il declino demografico a cui l'Europa sembra condannata».
Il 2009: l'anno del declino
Il 2009 torna ad imporsi come l'anno del cortocircuito italiano: tra tutte le conseguenze che ha portato la crisi economica, c'è anche quella legata alla natalità. Basti pensare che il trend italiano, tra il 2002 e il 2008, era l'inverso di quello attuale: se il Sud soffriva leggermente il calo demografico, il Centro e il Nord vedevano aumentare le culle anno dopo anno. Latina, nel 2008 e in confronto al 2002, registrava un +10% di nascite. Poi, come si è detto, il declino. Tutta Italia diventa "zona rossa" e non ci sono province che si salvano. Il tasso di natalità nel 2020 è crollato del 28% rispetto all'inizio del millennio, con circa 125.550 nuovi nati in meno nel corso dei 12 mesi.
Cause e conseguenze
Dalla recessione economica mondiale, fino alla pandemia: i giovani non hanno più sicurezze e fanno sempre meno figli. Aumenta l'età media della madre al parto, che passa dai 30,5 anni del 2002 ai 32,2 anni rilevati nel 2020. Il tasso di fecondità scende da 1,27 a 1,24 figli per donna e anche gli iscritti in anagrafe con entrambi i genitori stranieri calano drasticamente: sono circa 60mila in meno rispetto a 20 anni fa.
Poi c'è anche il fattore dell'invecchiamento della popolazione, visto che i residenti in età feconda (che per convenzione sono compresi nella fascia di età tra i 15 e i 49 anni) passano da 27,5 a 24,2 milioni.
Infine, c'è la questione del saldo migratorio. Se da una parte nascono meno bambini, dall'altra ci sono sempre più giovani che decidono di lasciare la propria città o il proprio paese natale. Ma questo fenomeno non è più soltanto prerogativa dei piccoli comuni o del Sud Italia (dove il fenomeno si è imposto prima, cronologicamente parlando): adesso succede ovunque, anche nelle grandi città e nelle metropoli.
Il saldo di Latina
Sono 726 i bambini nati tra gennaio e ottobre 2021 nella sola città di Latina, un numero poco maggiore di quello registrato nel 2020, quando le culle (nello stesso arco temporale) erano 751.
Un trend in forte calo che negli ultimi anni è progressivamente aumentato, a cui si aggiunge una flessione verso il basso anche di nuovi residenti trasferiti da altri Comuni o dall'estero.
Altro crollo con la pandemia
A rincarare la dose è poi arrivata la pandemia. Come spiegato da Il Sole 24 Ore, sempre sulla base del rapporto Istat, «se nei primi dieci mesi dell'anno il calo dei nati si è mantenuto nella media del -2,5% (in linea con l'andamento del periodo 2009-2019) a novembre e dicembre è schizzato rispettivamente a -8,3% e -10,7%. Dal momento che fra concepimento e nascita passano nove mesi, è facile far risalire i mancati concepimenti al primo dilagare del Covid-19. E a testimonianza della relazione c'è anche il calo ancora più marcato (-15,4%) delle nascite di dicembre nel nord-ovest, il territorio più duramente colpito dalla prima ondata».
E il 2021 non promette bene
«Il 2021 non promette nulla di diverso - si legge nel rapporto dell'Istat - visto che i dati provvisori relativi al periodo gennaio-settembre ci segnalano già 12mila e 500 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2020».