Fin dalla nascita di Poste Italiane, nel 1862, quella del portalettere è sempre stata una figura speciale nell'immaginario collettivo. Un mestiere storico che si è evoluto di pari passo con l'Azienda, ma che è riuscito a conservare, soprattutto in alcune specifiche e peculiari realtà, determinate caratteristiche di vicinanza ai cittadini mantenendo nel tempo quel ruolo centrale e insostituibile nei piccoli microcosmi di borghi e paesi, un punto di riferimento conosciuto, apprezzato e stimato da tutti.
È il caso di Nicola Fracchiolla, portalettere di Rocca Massima: 38 anni, diploma di Istituto Tecnico commerciale che ha iniziato a lavorare in Poste Italiane nel 2016 come portalettere, dapprima a tempo determinato e confermato nell'organico aziendale a tempo indeterminato a settembre 2019 con destinazione Cisterna di Latina. E' che ogni mattina inizia il suo lavoro con lo smistamento e la suddivisione della corrispondenza, poi sale sulla sua inconfondibile Panda bianca e raggiunge il paese lepino. Nicola ha instaurato subito un rapporto cordiale con tutti fin dai primi giorni di servizio. Operare nei piccoli centri comporta un guadagno in termini di valenza "emotiva", grazie al rapporto spesso famigliare che si instaura con i cittadini.

I primi giorni
«Quando sono arrivato a Rocca Massima, - racconta Nicola - in pieno inverno, ho trovato della gente meravigliosa, una realtà molto diversa da quella cui si è abituati nella città. Mi sono sentito subito accolto come in una grande famiglia anche se il primo giorno di lavoro non nascondo di essermi spaventato. Il motivo è che qui gran parte della corrispondenza arriva la posta senza i numeri civici e quindi si è costretti a consegnare per conoscenza, magari è il fratello del cugino del nonno della famiglia tal de tali. Fortunatamente una collega eccezionale, zia Nadia, punto di riferimento per tutti i colleghi del Centro, mi ha dato un paio di mappe dettagliate della zona che aveva realizzato lei stessa anni prima. Mi ha illuminato. Grazie a lei sono riuscito a lavorare sin dal primo giorno individuando, anche se a fatica, i destinatari degli invii postali e ho cominciato a innamorarmi dei luoghi e delle persone. E anche degli animali, visto che man mano che salivo verso Rocca Massima incontravo solo cavalli, cani, galline, caprette, nessun essere umano... Sempre i primi giorni di lavoro, stavo andando a consegnare un pacco in una stradina sterrata che era piena di fango e sono rimasto impantanato. Una signora che passava di lì si è fermata e in un attimo ha chiamato il figlio, e lui con i suoi amici in pochissimo tempo sono intervenuti e con un trattorino mi hanno tirato fuori dalla buca».

Il piacere del rapporto con la gente di Rocca Massima
Il racconto di Nicola si concentra sulle sensazioni, come l'olfatto (l'odore di legna che arde, i profumi delle pietanze che le signore stanno cominciando a cucinare), ma soprattutto sul rapporto con gli abitanti: «Magari li incontri al bar e tutti ti vorrebbero offrire qualcosa, è bellissimo, ti fanno sentire come se facessi parte della comunità. Anch'io mi sono affezionato a loro, quando vedono che sono in difficoltà mi fermano, mi aiutano, mi accompagnano al civico del destinatario che magari ancora non ho conosciuto. E' questa la dimensione del mio lavoro che mi da più soddisfazione: con il passare del tempo, quando prendi confidenza con le persone, si diventa una specie di confessore, una sorta di psicologo, perché comunque nei piccoli borghi hai sempre a che fare con persone anziane che ti aspettano per fare anche due chiacchiere».

In una realtà come quella appena descritta, è anche comprensibile che a volte nel dover fare il proprio dovere si possa mettere da parte il rigore e fare qualche strappo alle norme per fare un favore a chi è in difficoltà. Capita ad esempio che un residente non sarebbe stato a casa per ricevere la patente e il portalettere ha rimandato la consegna al giorno dopo... «Beh, dopo questo episodio è come se avessi acquisito un nonno. È sempre premuroso con me ma io l'avrei fatto per chiunque perché penso che regalare un sorriso, soprattutto alle persone di una certa età è una cosa che ti arricchisce dentro». Oppure capita che una donna attendeva un referto ospedaliera che non si trovava: il postino ha speso mezza giornata per cercarla e poi glie l'ha portata. «Con un altro signore anziano che vive solo anche se non devo portargli nulla ci passo spesso per vedere come sta. Lui è sempre contentissimo e mi aspetta per salutarmi ogni volta che arrivo in paese. Questa estate mi faceva trovare della frutta del suo albero che metteva in frigo e quando passavo a salutarlo mi costringeva a fermarmi per mangiarne qualcuna insieme a lui... Se dovessi seguire pedissequamente quanto riportato nel codice del servizio postale dovrei rinviare tutto al mittente perché, come dicevo, qui quasi nulla arriva con indirizzi corretti. Invece io cerco di consegnare tutto fino all'ultimo invio. Qui ci saranno dieci cognomi diversi, ma in un modo o nell'altro si conoscono tutti quanti e tutti conoscono me. Se non trovo le persone a casa le chiamo al telefono, ormai ho i numeri di quasi tutti o almeno di uno per famiglia. Cerco di accontentare tutti, anche quando non riescono a scendere le scale per il mal di schiena. Glielo dico, non si preoccupi salgo io. E' una cosa che mi viene dal cuore non riesco a mandare indietro nulla. Vedere sorridere le persone, in special modo gli anziani, è come rivedere mia nonna che non c'è più. Un sorriso non costa nulla e fa felici e io vado a caccia di sorrisi quando arrivo Rocca Massima. Un signore di 90 anni sa quando arrivo, mi aspetta sulla porta per salutarmi e appena sono lì esce fuori e mi sorride anche lui, mi chiama ‘amico mio'».

Il sindaco: lo considerano un nipote
Un rapporto stretto sottolineato anche dal sindaco del paese, Mario Lucarelli: «Non mi stupisce che tra gli abitanti, in particolare quelli più anziani, e il nostro portalettere si sia instaurato un rapporto del genere: molti sono anziani, non guidano, spesso hanno difficoltà a camminare e quando si trovano davanti una persona così disponibile, di cuore, si sentono in dovere di ricambiare. Immagino che gli portino le uova, i prodotti dei campi. Lo sentono come un membro della famiglia. Il borgo lo sente parte integrata e lo ringrazia come sa fare perché lo sa bene che a volte fa decisamente più di quello che il suo lavoro prevede. Se posso - conclude il sindaco Lucarelli - in conclusione mi permetto di ricordare ai vertici di Poste, che Rocca Massima attende lo sportello Bancomat, che doveva arrivare nel 2020 e che rappresenta un servizio spesso fondamentale soprattutto per i turisti e i visitatori, capisco che nel frattempo sono sopraggiunte emergenze mondiali, ma ora che la situazione si spera, tornerà alla normalità, magari questo impegno potrà divenire realtà».