«Me lo aspettavo. Già nei giorni scorsi pensavo fosse soltanto una questione di attimi. Ma come ho letto la notizia, non appena sveglia, sono scoppiata a piangere». Natasha (nome di fantasia) ha 28 anni, è nata a Cerkasy, a poco meno di 200 chilometri da Kiev, ma da 20 anni vive a Latina. Una giovane che ormai è una pontina doc, parla un italiano talmente fluente che neanche ci si accorge che è dell'Est Europa.
Eppure parte della sua vita è ancora lì, in quella città di 280mila abitanti dove vivono suo padre, suo fratello, e poco distante anche sua nonna e altri familiari. Ed è proprio a loro che è andato il suo pensiero ieri mattina.
Natasha vive a Latina insieme alla madre, ma entrambe tornano spesso a salutare i loro cari in Ucraina. «Ci torno almeno una volta all'anno - racconta la giovane - Sono riuscita ad andarci anche nel 2020, nonostante il Covid. Quest'anno, invece, non so se sarà possibile».
La mamma di Natasha, invece, è rientrata a Latina pochi giorni fa. «È stata lì per qualche mese per accudire nonna, che purtroppo sta male. Voleva partire nuovamente nelle prossime settimane, ma non potrà farlo».
Natasha racconta della sua città natale, «bellissima», con piazze affascinanti e anche diverse università. Una città che si pronuncia in maniera differente, a seconda se si è russi o ucraini, cosa che più di qualche volta ha creato problemi alla giovane. È successo, per esempio, quando è andata al Comune di Latina, con la carta d'identità e il permesso di soggiorno, documenti in cui veniva riportato un diverso luogo di nascita: in realtà era lo stesso, ma era scritto in maniera differente.