«La Sei si trova nella condizione improcrastinabile di cessare l'attività produttiva. Gli indicatori economico-finanziari dell'ultimo periodo non lasciano presagire alcuna possibilità di recupero...». Comincia così la mail contenente l'avviso di licenziamento collettivo che la Sei ha inviato tre giorni fa ai sindacati della categoria dei metalmeccanici, alla Regione e alla Direzione provinciale del lavoro. E' finita dunque. Sembrano non esserci altri spiragli per i 40 operai e i quattro impiegati rimasti in organico degli originari 90 dipendenti. L'azienda di via Carrara, che si occupa di forniture e assemblamenti metallici principalmente ferroviari, è in crisi di liquidità da diversi anni, situazione aggravata dal covid. Di fatto gli ammortizzatori sociali sono scaduti a dicembre e i lavoratori sono al momento senza reddito. Lunedì mattina i sindacati hanno organizzato una manifestazione in piazza della Libertà per chiedere l'attenzione delle istituzioni e la mediazione del Prefetto.
«La Sei è arrivata ad una condizione di chiusura, aprendo una procedura di licenziamento collettivo. I lavoratori fino al 31/12/2021 erano coperti da ammortizzatori sociali e dal primo gennaio 2022 sono a casa senza alcuna retribuzione. - dicono Emanuela Ricci e Antonio Del Brocco della Fiom Cgil - Si apre così un problema sociale sul territorio di Latina che riguarda 44 famiglie senza reddito e senza alcun sostentamento. Saremo sotto la Prefettura lunedì mattina con presidio statico, con la speranza di essere ricevuti dal Prefetto ed esporre la situazione per trovare al più presto una soluzione». Si sta concretizzando una replica di quanto avvenuto a settembre scorso quando i dipendenti per ottenere lo stipendio di giugno 2021 furono costretti a dichiarare lo sciopero. Adesso però la situazione appare molto più complessa perché l'amministrazione della Sei ha dichiarato per iscritto che non ci sono altre possibilità per andare avanti. I problemi fino a qualche tempo fa non riguardavano le commesse bensì una crisi di liquidità aziendale. Ciò potrebbe significare la chiusura definitiva di un'impresa nata 40 anni fa sotto l'insegna «C.B. Chiavarde e bulloni» e trasformata nell'attuale «Sei» dopo un fallimento nel 1994. Dal primo luglio 2021 Sei ha chiesto la cassa covid per sei mesi, scaduti appunto a fine dicembre e fino a ieri si era sperato nella possibilità di riprendere le forniture alla società «Ferrovie Italiane», il contraente più importante. Per i dipendenti il sit indi lunedì mattina è un po' l'ultima carta da giocare, soprattutto per ottenere una qualche altra forma di ammortizzatori in quanto difficilmente si potrà convincere il vertice di Sei a riaprire anche a medio termine.