Sono circa 1500 lavoratori e in parte «invisibili» ma restano una quota importante del settore dell'automotive in provincia di Latina e anche loro sono col fiato sospeso in questi giorni di trattative difficili sul futuro del settore legato al gruppo Stellantis. Duro il comunicato diffuso in queste ore dalla Fiom Cgil che chiede «un confronto e un accordo quadro per garantire stabilimenti e occupazione con azienda e Governo e non un confronto step by step. Stellantis alla richiesta di garanzie ha dato un riscontro positivo con la conferma della produzione della Panda fino al 2026 a Pomigliano, oltre al lancio del Tonale che tutela l'occupazione del sito».
Le aziende pontine che forniscono pezzi e servizi al gruppo sono decine e da anni impiegano operai altamente specializzati nel segmento metalmeccanico, per questo la complessa trattativa sul futuro del comparto dell'automotive li vede come spettatori più che interessati. «Il dato allarmante - sottolinea l'ultimo comunicato di Fiom Cgil - è che il piano aziendale ha raggiunto risultati finanziari ma per i lavoratori il bilancio è negativo. La Fiom ha chiesto quali investimenti nelle nuove tecnologie sono previsti per la ricerca e sviluppo negli enti centrali, sulle innovazioni strategiche; ma è necessario anche portare in Italia la produzione di semiconduttori per sopperire alla crisi di approvvigionamento in corso. L'obiettivo deve essere quello di tornare a produrre più di un milione e mezzo di veicoli per garantire anche i lavoratori della filiera della componentistica. Il rischio è che alle crisi precedenti si possa sommare una situazione critica che certamente si aggraverà per via della guerra in Ucraina che ha già determinato in Europa la chiusura temporanea di altri produttori. Infine bisogna sottolineare che il Governo ha aperto sul tema degli ammortizzatori straordinari per la transizione ma sulla politica industriale mancano risposte e quindi lo stato di mobilitazione per ottenere risposte continua».
La crisi dovuta agli approvvigionamenti sta colpendo duramente tutto il settore metalmeccanico non solo quello legato alla produzione automobilistica ma anche la quota afferente il segmento dell'aeronautica, dove si era avviato un percorso di ripresa alla fine del 2021. Doccia fredda dovuta al rallentamento nelle forniture che, a cascata, si rispecchia sulle commesse e le consegne, una situazione sulla cui soluzione nessuno si sbilancia in questo momento e che potrebbe aggiungersi alle difficoltà che già durano da oltre due anni.