«Il Decreto Riaperture, entrato in vigore lo scorso 25 marzo, è l'ennesimo atto discriminatorio ai danni del personale scolastico, dei docenti in particolare». Patrizia Giovannini, coordinatrice provinciale della Gilda Insegnanti, parla di «ennesimo pastrocchio» rispetto alle nuove disposizioni previste dal governo per il rientro a lavoro dei docenti non vaccinati: «Un provvedimento ambiguo, che determina un'ingiustificata disparità di trattamento tra il personale scolastico».

Per la segretaria del sindacato di Latina le indicazioni sulle modalità del ritorno negli istituti dei prof non vaccinati, contenute nel decreto, sono generiche e contraddittorie: «Si parla di rientro a scuola a partire dal 1° aprile, tuttavia - osserva la Giovannini - si mantiene l'obbligo vaccinale e di green pass. L'ultima circolare ministeriale del 28 marzo cerca di spiegare meglio l'utilizzo dei docenti sospesi e fragili che rientreranno in servizio: detto personale, recita la circolare, "potrà essere impiegato nello svolgimento di altre funzioni rientranti tra le proprie mansioni quali, a titolo esemplificativo, le attività anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione". Peccato che nel passo successivo si dichiara che tali prestazioni lavorative dovranno seguire, per i soli docenti, le disposizioni contrattuali previste per il personale dichiarato temporaneamente inidoneo all'insegnamento».

«Per molti dirigenti scolastici - spiega la sindacalista - ciò si traduce in un orario di lavoro a 36 ore, come per il personale Ata. Si tratterebbe di una violazione della funzione docente e di un chiaro attacco alla categoria. Tra coloro che saranno investiti da tale provvedimento ci sono anche gli insegnanti fragili che, per problemi di salute, non hanno potuto ricevere la vaccinazione».

La circolare introduce un'ulteriore disparità di trattamento tra il personale docente, il personale Ata e i dirigenti scolastici: «Solo i docenti non vaccinati e fragili - sottolinea Giovannini - vengono allontanati dall'attività didattica diretta agli alunni, mentre dirigenti e personale Ata non vaccinati, inclusi i collaboratori scolastici, potranno essere regolarmente riammessi in servizio e svolgere tutte le ordinarie attività previste dal contratto. Il contratto nazionale di lavoro per il personale della scuola - fa notare la coordinatrice della Gilda - parla di comunità educante comprendendo dirigenti, insegnanti e personale Ata. Nella scuola convivono con gli alunni tutte e tre le categorie citate e il rischio di contagio esiste uguale per tutti. Qualora si considerino più esposti gli insegnanti, sarebbe il caso di prevedere un'indennità di rischio e maggiori tutele piuttosto che vessazioni».

«Un'altra contraddizione - dice ancora la Giovannini - si può leggere laddove il 31 marzo termina lo stato di emergenza Covid, ma permangono disposizioni vessatorie che non permettono a tutti i docenti di rientrare in classe. A fronte di una circolazione del virus purtroppo ancora rilevante, soprattutto nelle scuole, nulla è stato invece programmato in termini di prevenzione, sicurezza e adeguamento degli edifici scolastici. A pagare il prezzo più alto continuano ad essere gli alunni, che già hanno perso i riferimenti e la continuità didattica a loro dovuti».