Nel Lazio, una stalla su quattro rischia di chiudere a causa della crisi energetica e per gli effetti della guerra in Ucraina. E non solo: a pesare sul settore adesso ci sono anche le nuove disposizioni della Commissione europea, «che compromettono la capacità di approvvigionamento nazionale del Paese, già deficitario per carne e latte».
A lanciare l'allarme è la Coldiretti Lazio, in merito alle anticipazioni sulla proposta della Commissione europea riguardante la Direttiva sulle emissioni industriali (Ied), per la prevenzione e riduzione dell'inquinamento attesa per martedì 5 aprile.
«Le bozze attuali allargano una serie di pesanti oneri burocratici ad un maggior numero di aziende zootecniche e aggiungono all'ambito di applicazione il settore delle produzioni bovine, che prima era escluso», si legge nella nota dell'associazione.
«E' una scelta inaccettabile - spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri - che rischia di condannare alla chiusura tantissimi allevamenti con un nuovo carico di burocrazia che fa aumentare i costi del sistema zootecnico».
Il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini ha già sollecitato personalmente i Commissari Wojciechowski e Gentiloni, oltre ai parlamentari europei italiani delle commissioni ambiente, industria ed agricoltura, per modificare una decisione che rappresenta un attacco al sistema allevatoriale europeo.
«In un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull'autosufficienza - aggiunge Granieri - a Bruxelles si rischiano di fare scelte che aprono la strada alla carne sintetica».
Come sottolineato da Granieri, «la carne italiana nasce da un sistema di allevamento, che per sicurezza, sostenibilità e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l'adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne. Le nuove scelte Ue rischiano di aprire le porte alle importazioni di carne da paesi terzi, che spesso garantiscono minori standard di sicurezza alimentare e maggiori impatti ambientali di quelli europei».
E poi l'appello: «Difendere la carne Made in Italy - conclude Granieri - significa anche sostenere un sistema fatto di animali, di prati per il foraggio e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni, anche in aree difficili».
Il caso
Allarme Coldiretti: Guerra e crisi energetica, stalle a rischio chiusura
Latina - L’allarme Coldiretti: aumentano le criticità per il settore. Il presidente Granieri: «Condannati tantissimi allevamenti del Lazio»