Sembra di vederla la scena. Napoli, via Roma, anni Settanta. I topi si affacciano in uno scantinato umido, i guantoni nella borsa, l'allenamento finito e la solita raccomandazione: «Prima di andare via dal posto dove ci allenavamo dovevamo mettere il veleno per i topi». Patrizio Oliva parte da qui, da molto lontano. Racconta la scena e sembra di annusare l'aria di quei tempi difficili: sacrifici, scelte decisive per alimentare i sogni nel rispetto delle regole. Erano macerie. Da Napoli è arrivato sul tetto del mondo. Oro a Mosca quando gli americani boicottarono le Olimpiadi del 1980 poi Campione del Mondo. Il pugilato è lui. E lui è il pugilato. Il nostro Rocky, un monumento dello sport, una bandiera di valori positivi. Ribadisce con orgoglio che viene dalle macerie della vita, racconta quando da giovanissimo è stato avvicinato per fare le rapine. «Dai, Patrì, jamm a fa' ‘na rapina, ti fai i soldi», ma lui è andato dritto e ha seguito la strada dello sport, i sogni li ha realizzati e ora dice come ha fatto.

«La mia vita doveva stare nelle mie mani e non nelle mani degli altri - ripete - lo sport è una grande scuola di vita, ci trasmette il rispetto e altri valori, mi ha insegnato che si può cadere e poi avere la forza di rialzarsi e che nella vita nessuno ti regala niente». Oliva ha raccontato che anche i suoi figli hanno praticato la boxe, «Ma non per diventare campioni, perchè serve per affrontare la vita, quando si cade al tappeto ci si aggrappa alle corde per rialzarsi. E' fondamentale». E ha aggiunto di quando la figlia non ha superato il concorso per diventare vice ambasciatrice. «Ha studiato 12 ore al giorno per due anni, non ce l'ha fatta, poi lo ha ritentato perchè gli insegnamenti del pugilato e dello sport le sono serviti e lo ha vinto. Nella vita esistono gli sconfitti e i perdenti. I perdenti sono quelli che si piangono addosso e trovano delle scuse, gli sconfitti invece sono quelli che analizzano i fallimenti e ripartono». Quando Patrizio Oliva vede il Questore di Latina Michele Maria Spina nell'incontro sulla legalità organizzato al Liceo Majorana, l'abbraccio è naturale. Sono entrambi di Napoli, quasi coetanei, l'estrazione è sportiva. Il Questore con un passato nel judo, Oliva nel pugilato. Sport individuali dove si usa la forza e la mente. E dove sei solo.

«I ragazzi devono capire che seguire la strada della legalità non ti fa diventare schiavo e ti offre invece la libertà. Inoltre la ricchezza che arriva dalla delinquenza è effimera, vedi qualcosa all'inizio e poi diventi schiavo. Molti amici che vivevano nel mio quartiere a Napoli sono morti o sono stati arrestati - ricorda Oliva - se vivi con i valori dello sport invece diventerai un cittadino migliore». Parole che il Questore di Latina Michele Maria Spina accoglie e rinforza con concetti semplici e che i ragazzi seguono con attenzione, a partire dal video delle operazioni di polizia a Scampia, dirette dal Questore. Le immagini diventano una calamita. Sembra un film d'azione.
«Gli incontri con i giovani sono la migliore e più efficace forma di prevenzione, la sensibilizzazione per il rispetto delle regole è fondamentale per imparare a vivere senza cadere nelle tentazioni facili - aggiunge il Questore - Patrizio Oliva è un esempio di come si possa costruire la propria vita con le mani. Le regole ci portano lontano». Oliva ricorda ai ragazzi i meriti dell'attuale Questore di Latina quando era dirigente a Napoli. «Ha smantellato una piazza di spaccio, la più grande d'Europa a Scampia».

La strada che porta alla legalità è fatta di scelte, come racconta anche Dino Sangiorgio, amico di Patrizio Oliva da 30 anni, allenatore sportivo con un passato nell'atletica leggera. Sognava di fare l'archeologo, è diventato un uomo di sport, un dirigente e ha vissuto il mondo della scuola. Ai ragazzi ha raccontato di quando anche lui a Napoli ha fatto una scelta: stare dalla parte dello Stato. Fu minacciato nel periodo in cui era dirigente scolastico in una scuola del quartiere Traiano. «Attaccai una bandiera fuori la scuola, il tricolore, per far capire che il nostro è un presidio di legalità e che andiamo avanti, senza farci intimidire».
Marco De Bartolis, dirigente del Commissariato di Polizia di Fondi, ha spiegato ai ragazzi i risvolti del fenomeno del bullismo.
«Il bullo? E' un debole che per affermarsi non fa altro che vessare una persona diversa da lui, spesso chi è vittima di bullismo è solo, ed è per questo che è importante prevenire e aiutare». Tra i ragazzi che hanno partecipato all'incontro anche Valerio Catoia, nel 2017 ha salvato una bambina che stava annegando a Sabaudia, la sua storia ha fatto il giro del mondo. Il Questore quando lo chiama lo definisce eroe. Anche lui viene dal mondo dello sport, una palestra di vita, anzi per dirla come Patrizio Oliva, «Metafora della vita».

Gli studenti intervengono e chiedono come rialzarsi dai fallimenti, la parola più ricorrente e ossessiva nelle nuove generazioni. «Non piangersi addosso», ribadisce Oliva.
«Ognuno di noi è il coach di se stesso», aggiunge la vice dirigente Marina Santoro. Applausi, e poi il gong.