E'un ragazzo venuto su alla svelta, più maturo di quanto la sua età richieda, ma le corse e gli affanni della vita pare lo abbiano aiutato a crescere bene, meglio di quanto si possa immaginare per un venticinquenne che ha attraversato le rapide dell'adolescenza su una canoa senza remi.
Eppure eccolo qua, Kristian Tumidajewicz, in arte Pengwin, in forma smagliante, con le idee chiare e la testa ben piantata sulle spalle, un presente da influencer che spopola sul web discutendo di calcio e pronostici sulle partite come se stesse parlando di sé, di quello che prova, di quello che sente e di quello che vuole. Niente grilli per la testa e piedi saldamente ancorati a terra, non si è lasciato scalfire dal successo e nemmeno lusingare dal po' di fortuna che lo ha baciato. Le tivù e i grandi giornali sportivi se lo contendono già, e Kristian si lascia avvicinare e sedurre senza mai perdere la testa. E non può essere altrimenti, perché per fidelizzare, tenere a bada e non deludere mai gli oltre seicentomila follower che lo seguono costantemente ci vogliono carattere, presenza di spirito e personalità da vendere. E bastano cinque minuti di attenzione per capire che il bagaglio di Kristian è fatto proprio di queste qualità.
Dove abbia preso e assimilato tutta questa roba in così poco tempo lo si comprende abbastanza facilmente dalle sue parole, parole che Kristian usa con la semplicità e la proprietà di un maestro che non vuole essere un maestro e che nemmeno sa di esserlo.

Peng, da dove vieni?
«Vengo da Latina, sono figlio di genitori polacchi, e sono nato e cresciuto qui. Sono appassionato da sempre di sport, e anche di calcio benché non lo abbia mai praticato. Da ragazzino ho cominciato a guardare in tivù tutte le manifestazioni sportive dove a competere c'era la Polonia o anche soltanto un atleta polacco. Quella voracità alla ricerca delle radici mi ha poi avvicinato allo sport in maniera diversa, ed è lì che ho trovato la compensazione alla mia timidezza, alla mia riservatezza e alla mia introversione. Per il resto credo di aver avuto e vissuto la storia di tutti i ragazzi nelle diverse fasi della crescita».

E come ti senti?
«Mi reputo un ragazzo fortunato, anche perché fino a dieci anni fa ho vissuto un'altra vita, molto diversa da quella di adesso. Oggi sono felice, felice di lavorare, felice di vivere in una famiglia finalmente felice. Ho frequentato il liceo Classico e al ginnasio ero un ragazzo ciccione e taciturno, schivo e poco socievole. Poi a un tratto ho deciso che dovevo cambiare, e ho cominciato cambiando classe, cambiando peso e imponendomi di entrare in un mondo nuovo all'interno del quale avrei dovuto conoscere tutto e tutti e dove avrei dovuto far conoscere agli altri un nuovo Kristian. Contemporaneamente ho imboccato la strada del web, dove ho trovato quello che fino ad allora non avevo trovato per strada: il contatto con gli altri e anche l'autostima. Per la prima volta ho cominciato a sentirmi apprezzato, a capire cosa significhi sentirsi dire "sei bravo", e questo mi ha rivoluzionato l'esistenza».

Dieci anni fa era il 2012 e tu avevi 15 anni. Praticamente ieri.
«Per me dieci anni sono quasi la metà del mio vissuto. Comunque è stato l'anno di Euro2012 e si svolgeva tutto tra Polonia e Ucraina, e sentivo tantissimo quell'evento. Era l'estate in cui è scoppiato Facebook, e ho aperto una pagina tutta mia sulla quale raccontavo gli Europei. Ho avuto subito un piccolo seguito e da quel momento ho cominciato ad appassionarmi al mondo dei social, fino ad approdare all'universo del betting, dove ho cominciato a pronosticare i risultati delle partite. Sono una specie di maniaco dei dati e delle statistiche e a poco a poco sono diventato quello che in gergo si chiama Tipster, uno che analizza il match, lo scompone e lo sfoglia fino ad arrivare a fissare le quote della partita. E poi ci aggiungo anche il mio parere personale. Funziona».

Cosa vogliono da te gli oltre seicentomila follower che Pengwin può vantare?
«Vogliono che io parli di calcio e che suggerisca loro i miei punti di vista sulle quote e anche su questo o quel match. Mi trovano anche su Tic-Toc e le domande sono "Peng mi analizzi la partita?" oppure "Peng mi dai una statistica?"»

Quindi associ l'esperienza di osservatore ai dati e alle sensazioni.
«Più o meno è così. Sento di crescere in continuazione e credo di aver fatto un vero exploit negli ultimi due o tre anni. È una bella sensazione che mi regala forza e mi dà l'energia per misurarmi con me stesso e con le mie capacità, con la mia voglia di migliorarmi»

Sei già un personaggio e tutti ti cercano.
«Beh, sono stato a Mediaset da Chiambretti; ho lavorato per un paio di stagioni a Sport Italia che è la tivù di Michele Criscitiello. Adesso scrivo per il Corriere dello Sport dove ho due rubriche sulla serie A di calcio, una prima delle partite e l'altra per i commenti dopo il match».

Secondo te qual è la ragione principale del tuo successo?
«Sono serio nel racconto dello sport, ma non riesco a fare a meno di metterci dentro anche me stesso e la mia storia, perché in fondo non sono altro che un ragazzo di 25 anni, pieno di energia e di voglia di riscatto. Tutti quelli che mi seguono sanno da dove vengo e sanno che per anni ho lavorato in un acquapark, lo Scivosplash di Latina, che è stata la mia seconda casa. È lì che è maturata la mia simpatia per i pinguini. Pengwin viene da lì»

Ti ho sentito dire, mentre parlavi con altre persone, che un sito non coccola mai come può invece coccolarti una persona. Cosa intendevi dire?
«Parto da una considerazione: chi guarda una partita di calcio o un qualsiasi altro match si vuole divertire, e può farlo allo stadio, in un palazzetto oppure davanti alla televisione o su un qualsiasi sito su un pc. Intorno alle mie quote ci vuole qualcosa di più, ci sono io. In fondo un sito cosa ti può dare? È uno schermo, è freddo. Per i miei follower organizzo di tutto: li porto allo stadio, regalo magliette, li porto a mangiare. Se sono Pengwin è grazie a loro, e io mi voglio sdebitare, anche se a loro non chiedo niente, perché chi vuole seguire Pengwin può farlo gratuitamente».

E come si guadagna da vivere Peng?
«Con gli sponsor, le case di betting e di comparazione delle quote»

Dicono tu stia guadagnando molto bene.
«È vero. Ho creato una mia società che ha un fatturato per me alto. Non mi manca niente, mi diverto e do lavoro ad altri ragazzi, perché ho messo su una redazione web con sette collaboratori e un caporedattore e vengono tutti pagati a prestazione dietro presentazione di fattura. Ho cercato di circondarmi di ragazzi che avessero il mio stesso fuoco per ciascuno dei cinque campionati di calcio più importanti del mondo, che sono la nostra Serie A, la Liga spagnola, la Premier League inglese, la Bundesliga tedesca e la Liga francese, più naturalmente la Champions League e l'Europa League».

Hai recentemente regalato una casa a tua madre.
«In realtà l'ho regalata a noi, cioè mia mamma, mio fratello Jacub e me. È il traguardo più importante che abbia mai raggiunto nella mia vita, e questo mi rende felice».

Dove vuoi arrivare?
«Vorrei fare il reporter, incarnare una sorta di nuova figura, un giornalista che sta a bordo campo e da lì raccontare il calcio prima, durante e dopo la partita, e anche quello che c'è e si agita intorno a una partita. Credo sia quello che la gente voglia sapere, e sono convinto sia importante riuscire a trasmettere a chi non c'è tutto quello che si vive intorno a un campo».

Il messaggio di Pengwin a tutti i ragazzi che non sono ancora riusciti a diventare come Peng?
«Voglio dire a tutti che si può partire, si può riuscire e si può vincere, ma per farlo, per avere risultati, è necessario metterci passione, impegno e tanta fatica. Vedo che i ragazzi cercano per lo più cose facili e a portata di mano, anche scorciatoie, ma senza impegno, senza dedizione e senza lavoro non si va da nessuna parte».

E così il "Pinguino che vince" continua a guardare in direzione del sogno che rincorre da quando era ancora un ragazzino: diventare un personaggio televisivo e un imprenditore. Kristian è già tutte e due le cose, un personaggio e l'imprenditore di se stesso. Un fenomeno che incarna il meglio di quello che la sua età possa offrire, con l'esempio della storia esemplare di Pengwin.