I prezzi dei kiwi al dettaglio hanno raggiunto cifre folli, ma i produttori hanno ricevuto offerte ridicole, che prospettano ricavi miseri, insufficienti per la copertura dei costi di coltivazione e raccolta della frutta. L'intero comparto agricolo legato all'actinidia rischia il collasso dopo avere superato, con non poche difficoltà, momenti di crisi dovuti a parassi e una moria delle piante ancora difficile da interpretare, ma legata probabilmente a una lunga serie di fattori. Ora però sta arrivando la mazzata che rischia di mettere in ginocchio molti coltivatori.
A lanciare l'allarme sono i produttori stessi, quanto mai oppressi dai prezzi che i grossisti stanno prospettando in questo periodo, praticamente uniformati. «Non ci stanno lasciando scelta - ci spiega un piccolo produttore di kiwi - Applicano tutti le stesse tariffe, si sono messi d'accordo. Ci stanno proponendo compensi inaccettabili, con acconti molto ridotti e la speranza che al momento del saldo, all'inizio dell'estate, le somme promesse non siano persino inferiori».

A quanto pare i prezzi imposti ai produttori si sono dimezzati rispetto all'anno scorso. «Ci è stato prospettato un pagamento che oscilla tra i 35 e i 40 centesimi al chilo, con 15 centesimi al chilo di acconto - precisa il produttore - Se questa è la realtà, noi agricoltori rischiamo di non riuscire neppure a coprire le spese sostenute per la produzione. Perché i costi sono aumentati su tutti i fronti, non solo quelli diretti per le forniture energetiche. I prezzi dei concimi sono lievitati e nessuno si è ancora preoccupato di porre un freno a questo fenomeno. Qui rischiamo il fallimento e con noi tutto l'indotto».
Alla luce dei prezzi che la frutta sta raggiungendo al dettaglio, i produttori hanno l'impressione che grossisti e grande distribuzione stiano facendo pesare sulle loro spalle l'aumento delle spese. «Fino all'anno scorso ci sono stati riconosciuti prezzi che oscillavano tra gli 80 e i 90 centesimi al chilo, in alcuni casi anche fino a un euro - conclude - Ma quest'anno la resa è persino più bassa, quindi dovrebbe costare di più al consumatore».