Magari non tutti ce l'avranno presente, chi era Jorge Luis Borges. Scrittore, poeta e filosofo argentino, è stato certamente tra gli intellettuali più influenti del ventesimo secolo, un illuminato esploratore della filosofia e della metafisica. Ma per noi, anche e soprattutto, è stato quello che in qualche modo ha stabilito un metodo scientifico applicato alla passione della vita: "Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada – scrisse -, lì ricomincia la storia del calcio".
E la storia del calcio è una cosa che non puoi raccontare a chi, da qualche parte, non custodisce il ricordo di un episodio, di una partita, di uno stadio, di un abbraccio di padre dopo il gol della tua squadra.
Agostino Lattuille, per esempio, è uno che le emozioni del calcio le colleziona. Di più, le certifica. E' uno dei tre periti che in Italia stimano il valore dei cimeli sportivi calcistici da collezione. "Per carità, non è il mio lavoro. Da sempre però, negli ambienti del collezionismo, mi chiamano per avere un parere prima di fare investimenti su cimeli che costano tanto. Per questo ho preferito prendere anche la qualifica". Di casi spinosi ne ha gestiti tanti. "Sì è chiaro che quando vai a dare un parere negativo insorgono problemi, anche in tribunale". Però anche tante storie belle. "Beh, ho visto passare le maglie più significative della storia, ho dato pareri su quelle indossate dai grandi miti del calcio, da Maradona a Paolo Rossi. Anche se poi…" Anche se poi? "Anche se poi per me il valore più grande ce l'hanno le cose che raccontano la Lazio".

Ma da dove possa nascere una passione così, con quello che costa poi, è difficile da spiegare se non hai presente quello che succede intorno alla partita, la vita che c'è dietro, le domeniche di una volta e l'amore di un padre, il viaggio verso l'Olimpico, l'attesa, lo spettacolo. E' chiaro, non puoi capirlo, se per una volta almeno non hai fatto i gradini di uno stadio, di uno stadio vero, e sentito il cuore che ti scoppia mentre salendo scorgi i primi pezzi di prato e la curva esplode cantando. "Io ho iniziato a collezionare che ero ancora ragazzino. E pensa neanche per una cosa di calcio. Andai a Ginevra, avevo dodici anni, per la finale di Coppa Campioni di basket tra la Banco di Roma e Barcellona. A fine partita ho fatto invasione e preso la giacca di Marco Solfrini. Poi non mi sono più fermato, ma con la voglia di prendere tutto quanto raccontasse la mia Lazio. In ogni occasione e cercando di tutto, durante i ritiri, a fine partita, in giro per i mercatini. Poi certo con internet è diventato tutto più semplice."

Catalogare questa montagna di cimeli poi non deve essere stata una cosa facile. "Non riesco neanche a dare un numero preciso delle cose che conservo. Per dire, ho almeno settecento maglie ma poi anche tanto altro: giornali vecchi, foto, le collezioni complete dello Sport Illustrato e dei Manuali del Calcio. Il cimelio più vecchio è la fascia dell'Audax – l'ente che ai primi del Novecento organizzava corse pedestri - assegnata a Fortunato Ballerini, che è stato uno dei primissimi presidenti della Lazio, e anche uno dei più importanti. E poi tessere di abbonamenti, biglietti, medaglie, oggetti di ogni tipo, insomma tutto quanto aiuti a raccontare miti e leggende di questo sport. Le maglie più antiche risalgono agli anni Sessanta, perché fino ad allora gli indumenti da gioco venivano riciclati per le giovanili e poi distrutti. Io per esempio della Lazio ho tutto dal ‘66 ad oggi". Non solo Lazio, ovviamente. Le maglie della Nazionale, per esempio, tra cui quella di Eraldo Monzeglio indossata il 14 novembre del 1934 per la partita che gli Azzurri disputarono a Highbury contro l'Inghilterra. A proposito di Nazionale, Lattuille lo scorso anno ha organizzato una mostra al Pantheon descrivendo la storia dell'Italia del calcio attraverso le maglie indossate dai giocatori della Lazio, primo fra tutti Fulvio bernardini, il primo calciatore romano chiamato in Nazionale.
La maglia che vale di più? "Mah, non mi piace parlare di soldi, questo è collezionismo fatto per passione e basta. E poi le valutazioni avvengono davvero sulla base delle emozioni che ha saputo regalare quel cimelio. La maglia dei due gol di Maradona all'Inghilterra, il giorno della Mano de Dios e del gol del secolo, è stata venduta a 8 milioni di euro, e non era una finale del Mondiale.

Per dire, il cimelio a cui io sono legato di più è il gagliardetto del 1 dicembre del ‘68, il giorno della mia nascita, quando la Lazio giocò a Brescia. Ecco, sono riuscito a recuperarlo e per me vale più di qualsiasi altra cosa. Un altro pezzo a cui tengo tantissimo è la maglia che il capitano Alessandro Nesta lanciò ai tifosi dopo la vittoria della finale di Coppa delle Coppe a Birmingham, il titolo più prestigioso mai conquistato dalla Lazio".
Agostino Lattuille, che a Latina è una delle anime del Clan Lazio di via Aspromonte 52, è anche il presidente della Lega dei Collezionisti, un'associazione che riunisce una banda di autentici malati di pallone. Da poco hanno pubblicato un libro, ‘Un amore chiamato calcio', che rappresenta una guida formidabile, un almanacco struggente: la storia di tutti i club italiani raccontata attraverso i cimeli dei più grandi collezionisti. Un libro che non può mancare nelle case degli appassionati di questo sport, un'opera talmente preziosa che due Campioni del Mondo dell'82 come Dino Zoff e Alessandro Altobelli hanno deciso di dare anche il loro contributo.

"Il valore di una maglia – ha scritto nella prefazione il portiere e capitano dell'Italia del mondiale spagnolo – non è solo il numero o il nome impresso sulle spalle, in ogni cimelio sono segnate centinaia di vite, e a volte anche molte di più: migliaia di cuori hanno palpitato seguendo le gesta dei grandi campioni e di straordinari gregari. I collezionisti sanno essere custodi di queste memorie collettive. Sanno restituire alla comunità immagini, ricordi ed emozioni che sono sì racchiuse in collezioni private, ma che senza un sentimento comune non potrebbero considerarsi ugualmente preziose. Per questo voglio esprimergli tutta la mia riconoscenza".

Ma se il tributo di Dino Zoff è un riconoscimento al lavoro svolto dalla Lega dei Collezionisti, quello di Alessandro Spillo Altobelli, orgoglio di Latina e di Sonnino in particolare, è un omaggio che arriva da una prospettiva inaspettata: quella del collega. "Questa passione – racconta - l'ho scoperta quasi per caso, andando a rovistare in un vecchio baule. Mia moglie ha avuto la dedizione e la pazienza per tanti anni di andare a sistemare con cura tutto quello che io la domenica riportavo a casa, e che quasi avevo dimenticato di avere. Nelle divise di tanti avversari che erano lì custodite, ho rivisto i loro volti, le loro giocate, le vittorie e le sconfitte che hanno segnato gli anni più belli della mia vita. E' stata un'emozione pazzesca. Ma nell'istante in cui ho realizzato che molte maglie, per me molto importanti, le avevo date via, ecco in quell'istante ho capito che avrei cercato con tutto me stesso di tornarne in possesso, e grazie all'impegno della Lega dei Collezionisti sono riuscito a farlo. Oggi posso dirlo, sono un collezionista felice".
Ecco, sarebbe anche tutto. Ma dopo Borges in apertura, ci piaceva l'idea di chiudere con la frase di un altro grande intellettuale dei nostri tempi, lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, che al calcio ha dedicato, oltre che un libro, anche molti pensieri straordinari. Come questo: "Quando il buon calcio si manifesta, rendo grazie per il miracolo e non mi importa niente quale sia il Club o la Nazionale che me lo offre". Ecco sì adesso è tutto. Davvero quasi tutto. Se non fosse che, davvero, sarebbe da ingrati non aggiungere in fondo la perla di Vujadin Boskov, l'allenatore serbo che regalò lo scudetto alla Sampdoria di Vialli e Mancini. "Perché se un uomo – diceva – preferisce donna a finale di Coppa dei Campioni allora forse è bravo fidanzato, ma non vero uomo".