E' stata l'occasione per rinforzare la memoria di quello che è accaduto nel 1992, dalle stragi di Capaci e via D'Amelio alla storica sentenza della Corte di Cassazione contro la mafia. Nell'aula della Procura di Latina intitolata ai due magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, la sezione di Latina dell'Associazione Nazionale Magistrati ha organizzato una giornata insieme agli studenti del Liceo Scientifico Gb Grassi di Latina e del Liceo Alessandro Manzoni per ricordare i due magistrati e i componenti della scorta uccisi nei due attentati. «Questi fatti hanno segnato la storia di Italia - ha detto il pm Andrea D'Angeli, presidente della sezione pontina della Anm - la mafia si contrasta con una partecipazione attiva alla società civile». Anche il Prefetto di Latina Maurizio Falco nel suo intervento ha ricordato quel momento. «Era stato un durissimo attacco alle istituzioni, furono giorni terribili, troppi uomini giusti hanno dato la vita per la lotta alla mafia». In platea oltre agli studenti c'erano i rappresentati delle istituzioni, le autorità militari e civili insieme a diversi magistrati.

«E' necessario reagire davanti ai soprusi» ha detto il presidente del Tribunale di Latina Caterina Charavalloti. «Nel 1992 lavoravo come pubblico ministero alla Dda di Catanzaro - ha spiegato - adesso i fenomeni criminali sono cambiati ed è necessario contrastare la logica della sopraffazione. Il comportamento mafioso lo troviamo anche in un concorso quando c'è un raccomandato». Il Procuratore Giuseppe de Falco a proposito di omertà e silenzi, ha raccontato dell'indagine che ha condotto quando era a Frosinone in occasione dell'omicidio di Emanuele Morganti.

«Tra le centinaia di ragazzi che c'erano quella sera nessuno ha visto niente ma come è possibile?». Il Procuratore infine ha aggiunto che: «Non c'è bisogno di fare degli eroi, basta che ognuno faccia il suo dovere di cittadino e si impegni. Godetevi la gioventù ma ogni tanto fermatevi a riflettere». Infine è intervenuto l'avvocato Maria Cristina Sepe in rappresentanza del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati. «Se decidiamo di farci da parte per la paura è un male per la società. Dobbiamo farci portavoce di un sentimento di giustizia». L'obiettivo dell'incontro è stato quello oltre che di commemorare quei tragici fatti anche di ricordare l'impegno di tutti, la dedizione e il rifiuto di ogni tipo di condizionamento per puntare ad una cultura condivisa di fiducia nelle istituzioni, nel rispetto delle regole e ad una partecipazione attiva alla vita della comunità. Le immagini che hanno aperto il dibattito sia dell'autobomba di Capaci che di via D'Amelio e del processo a Cosa nostra, hanno contestualizzato il momento storico che viveva l'Italia. Il breve intervento di una studentessa ha chiuso il dibattito: la diffusione alla legalità passa attraverso una condivisione di valori.