Un confronto difficile che, però, potrebbe aver prodotto qualche risultato, quello che si è tenuto ieri mattina presso lo stabilimento Paone a Penitro. Si va verso un secondo incontro con la Corex di Salerno per capire se e in che modo la società campana, che si è aggiudicata lo stabilimento all'asta, vorrà acquisire anche il resto del «patrimonio» del pastificio che include i macchinari e il personale, oltre allo storico marchio.
Alla riunione di ieri mattina erano presenti Alejandro Octavio Quentin del Pastificio Paone Domenico srl, Laura Hardeep Kaur per Flai Cgil, Luca Lombardo per la Uila Uil e il direttore di Unindustria. Quentin ha comunicato che è in corso una composizione negoziata nella quale viene chiesto alla Corex di comprare anche il complesso produttivo del pastificio e non solo il capannone.
I sindacati hanno chiesto che fosse messo nero su bianco che qualunque trattativa tra le due società deve includere anche l'assorbimento dei 32 lavoratori in cassa integrazione a zero ore da settembre. Per mercoledì prossimo, 15 febbraio, è previsto un nuovo tavolo delle trattative che è stato voluto dal sindaco Gianluca Taddeo e nel quale si spera possa essere formalizzato il passaggio dei lavoratori. Questi ultimi intanto continuano il presidio diurno dello stabilimento perché temono che la nuova proprietà del capannone possa apporre i sigilli e ciò precluderebbe qualunque altra forma di pressing con proteste sul campo.
Il caso Paone ha molti lati incongruenti, tra gli altri la vendita separata del marchio e dello stabilimento che, di fatto, ha creato le condizioni per lo stop alla produzione della pasta con il marchio storico «Paone», poiché l'acquirente della struttura non può usarlo perché non è suo e d'altro canto i titolari del marchio hanno perso lo stabilimento per sfratto.
In questo modo si è arrivati all'impasse attuale, di qui la decisione, comunicata ieri, da parte di Quentin di invitarela Corex all'acquisto del patrimonio residuale, tra cui il marchio. I sindacati hanno chiesto un incontro anche alla Corex per ribadire la necessità di assorbire la forza lavoro esistente, poiché si tratta di una delle ultime realtà industriali del territorio.