La sala dell'Hotel Europa è gremita e non sono solo architetti. A leggere questa massiva presenza ci si può vedere la voglia che i latinensi hanno di capire e quindi di riappropriarsi della città che vivono. "Latina. Architetture e progetti della Città di Fondazione 1927- 1944", curata dalla Casa dell'Architettura di Latina è un volume prezioso, realizzato anche grazie al contributo della Banca di Fondi, Farmacie Travagliati, A.B.I Tecnologies, Signorotto Fire Service, Hotel Europa, CDF Logistic Service. L'avvocato Giovanni Malinconico, Presidente della Casa dell'Architettura, fa il punto su più di 20anni di attività e soprattutto del riconoscimento dell'associazione come ente del terzo settore e istituto culturale. «Il bene archivistico diventa importante quando viene studiato con un metodo - dice Malinconico - senza la velleità di raccontare la storia di una città costruita dal nulla, una città con le sue contraddizioni che la rendono viva».
Continua il presidente dell'Ordine degli Architetti Massimo Rosolini: «Mi fa piacere che questo incontro inizi con un intervento di un avvocato e vedere la sala così gremita mi fa capire che c'è un interesse verso lo studio di questa città. Latina nasce in un tempo moderno ma mantiene un'impostazione ottocentesca, Frezzotti ha una formazione ottocentesca che deriva dall'Accademia, dove le città sono concepite per quartieri, tutto è disegnato come quinte e fondali, quinte che risentono però l'essere già in età moderna». Un volume di 382 pagine e 82 schede.
L'architetto Marcello Trabucco spiega come è costituito il volume: «sono 23 schede del modello agreste che fanno riferimento al borgo rurale e che ritroviamo nell'impianto del Quadrato che poi si ampliano nelle 52 schede successive allo sviluppo successivo al 1927. Le ultime schede sono quelle degli edifici che restano solo sulla carta. Un'opera che è il frutto di un gruppo di lavoro di 23 architetti coordinati dall'Architetto Pietro Cefaly». Ferruccio Bianchini ci tiene a spiegare il metodo con cui si sono scelti gli edifici: «abbiamo valutato tutti gli edifici, anche quelli minori, senza pregiudizio ideologico». E nella guida infatti troviamo davvero tutti gli edifici, anche quelli che siamo talmente abituati a vedere che non ci facciamo più caso. «Il metodo, ossia ricorrere alla fonte archivistica, ci ha permesso di catalogare precisamente gli edifici». Cartografia, accesso agli archivi di INA casa e diell'INPS, sono le basi per questo lavoro che ha permesso di fare anche scoperte archivistiche come dare un nome al progettista del palazzo INCIS di Via Cairoli di Cesare Valle. È Pietro Cefaly a chiudere la presentazione. «Quando un libro ha nelle prime pagine una serie di nomi che hanno partecipato si capisce che la ricerca è una parte fondante della Casa dell'Architettura. La città sa che c'è un luogo, una rappresentazione fisica dove la città viene studiata, capita, e compresa. Latina è una, non c'è dualismo, non c'è un prima che è meglio di un dopo. Da Frezzotti a Brustolin, dal nucleo agreste alla città di provincia queste sono contraddizioni che non ci aiutano a capire la città». Questa guida era necessaria, è uno strumento per dare il nome alla città che abitiamo. Conoscere è capire, ed è anche amare.