Avrebbe compiuto 60 anni il prossimo 11 marzo. Intelligente, brillante, arguto, infaticabile mediatore. Ma soprattutto democristiano. Nel profondo, nel dna politico. Per la straordinaria capacità di visione ma anche di trovare sempre e comunque un "punto di caduta" che metteva tutti d'accordo. Bruno Astorre, senatore e segretario regionale del Partito Democratico, ha attraversato da protagonista la scena politica regionale e in alcuni tratti perfino nazionale. Vicinissimo a Dario Franceschini, leader di AreaDem, la corrente più forte ed influente all'interno del partito. Dieci anni fa aveva intuito prima e meglio degli altri che la candidatura di Nicola Zingaretti alla presidenza della Regione Lazio avrebbe aperto una stagione importante per il centrosinistra. Costruendo un asse di ferro che ha fatto la differenza. Aveva un fiuto politico come pochi e naturali doti da leader. Ma amava convincere, non imporsi. Con uno stile sobrio ma determinato: non si intestava nessuna vittoria (ne ha conseguite numerose) perché sapeva che tutti gli altri ne erano perfettamente al corrente. Mentre invece, quando c'erano le sconfitte, non si tirava certo indietro nell'analisi. E nell'assunzione di responsabilità.

Nella vita privata era simpatico e mai banale: spaziava da un argomento all'altro con una facilità estrema. Gli piaceva condividere, specialmente nell'amicizia. La notizia della sua morte ha letteralmente sconvolto il Pd. E l'intero mondo politico. Tra i primi ad arrivare davanti a palazzo Cenci, Nicola Zingaretti. Ma anche Daniele Leodori e tutti quelli con i quali aveva condiviso anni di vita e di emozioni, oltre che di politica. Insieme a Franceschini aveva sostenuto Elly Schlein nella corsa alla segreteria alle recenti primarie del Pd. Intuendo gli spazi che potevano esserci. D'altronde andare controcorrente era una delle sue principali caratteristiche.

Il 25 settembre 2022 era stato eletto parlamentare per la terza volta consecutiva. Alla Regione Lazio ha ricoperto i ruoli di assessore ai lavori pubblici e presidente del consiglio. Ha iniziato la sua carriera politica nella Democrazia Cristiana, proseguendola nel Partito Popolare Italiano e poi nella Margherita. Per poi confluire nel Partito Democratico, del quale era segretario regionale dal dicembre 2018. Si era laureato in economia e commercio alla Luiss Guido Carli di Roma con la votazione di 110 e lode.
Nei mesi scorsi, in un'intervista al nostro giornale, alla domanda "ma come si rilancia il Pd?", aveva risposto così: «La priorità a mio giudizio è quella di rimettersi in sintonia con il mondo del lavoro, con la società. Occorre un cambio radicale e profondo. Dobbiamo assolutamente tornare ad essere il punto di riferimento per le fasce più deboli della popolazione. Ritengo che ci siano tre ambiti che vanno messi in risalto: l'attenzione verso i lavoratori precari e sottopagati, i riflettori accesi sui lavoratori autonomi e il confronto continuo con tutto il mondo della piccola e media impresa. È da queste direttrici che si ricostruisce il consenso». Dimostrando ancora una volta assoluta lucidità e capacità di analisi. Ha creduto nel Campo Largo, perché il pragmatismo era un altro dei suoi tratti inconfondibili. La politica ha rappresentato la sua vita e si è messo costantemente in discussione.

Poi c'era, soprattutto, l'uomo: appassionato, serio, generoso, disponibile, sorridente. Ma anche ironico e schietto. Non rinunciava mai a dire come la pensava, convinto che la distanza minore tra due punti rimane sempre e comunque una linea retta.
«Ciao Bruno, amico di una vita», ha scritto Dario Franceschini su twitter. Spiegando: «Ci hai insegnato cosa vuol dire amare la politica, amare la propria terra, voler bene alle persone. Ogni giorno ci hai salutato con la gioia negli occhi ridenti e noi ti ricorderemo per sempre così». Un ricordo che sintetizza mirabilmente la vita di Bruno Astorre: l'attività politica, l'impegno per il territorio, l'empatia con le persone, la capacità di approfondire ma anche di sdrammatizzare. Complicato dire da cosa si riconosce una persona speciale. Però c'è una frase significativa di Nelson Mandela: «Una buona testa e un buon cuore sono sempre una combinazione formidabile». Bruno Astorre era proprio così. Una persona speciale.