Per i cinesi è un simbolo di lunga vita, in India invece rappresenta l'amicizia. In molte zone del sud est asiatico si crede perfino che l'umanità intera discenda da uno stelo di bambù. Tra gli europei, al contrario, il bambù ha sempre rappresentato un nemico, soprattutto in campo agricolo, perché ritenuto infestante a causa della sua straordinaria capacità riproduttiva. Una pianta cattiva, insomma, di quelle da tenere lontana perché capace di divorare terre e coltivazioni. E invece. E invece il bambù è vita. Tanta vita. Adesso lo scopri anche a due passi da Fogliano, là dove due donne - che hanno fatto della loro sensibilità ambientalista anche una intuizione imprenditoriale - hanno deciso di impiantare un bambuseto. Un bambuseto bio, peraltro. Per ricavarne cibo.
Sentite che storia. Michela Caggiari e Donatella Perrone sono madre e figlia, sono di Latina, e da anni si occupano di produzione e commercio di accessori di abbigliamento, tutti però con una caratteristica particolare: sono derivati del bambù, una pianta antichissima e pure dalla storia affascinante. Che però consente di realizzare prodotti particolari per il mercato della moda, dalle cinture alle scarpe, dalle borse alle profumazioni. Il pezzo forte dell'azienda però sono gli straordinari foulard.
Non è tutto qui. Anzi, da qui comincia tutto. Michela e Daniela, infatti, col passare del tempo hanno acquisito conoscenze straordinarie. Perché davvero il bambù offre infinite possibilità di utilizzo, perfino il più ardito: quello alimentare. Ed eccola qua, la notizia: a due passi dalla Casina Inglese, quasi sulle sponde del lago di Fogliano, è nato il primo bambuseto con certificazione biologica per la produzione alimentare. Nel laboratorio della Innbamboo Agro, che ha la sua sede legale al Pantanaccio, verranno coltivate migliaia di piante, solo a scopo alimentare, destinate per lo più ai consumatori vegetariani e vegani. Ma non solo loro ovviamente. Il germoglio del bambù somiglia molto, sia per dimensioni che per sapore, ai più comuni carciofi. E' ricco di sicilio, è un alimento altamente proteico. Ma soprattutto c'è una gamma incredibile di alimenti che possono essere preparati a base dei germogli di bambù, dagli hamburger alle cotolette, dalle salse ai ragù.
"Lavorando da anni con questa straordinaria pianta – racconta Michela Caggiari – abbiamo avuto l'opportunità di conoscerne meglio le caratteristiche, le opportunità che offre e i possibili impieghi, e ci siamo resi conto che sono infinite". Una scoperta dopo l'altra. Un progetto dopo l'altro. Inseguendo quell'idea di rispetto per l'ambiente che madre e figlia hanno cercato di applicare alle loro attività imprenditoriali, sia pure nel campo della moda e dell'abbigliamento. "Adesso però vogliamo fare qualcosa di più importante, dedicarci con maggiore attenzione alle opportunità che il bambù, quello con certificazione biologica che stiamo coltivando, potrà dare nel campo dell'alimentazione".
Ecco allora la scelta di acquisire dei terreni in una delle zone di maggior pregio di questo territorio, a ridosso del Lago di Fogliano, là dove la tutela dell'ambiente è un imperativo filosofico. "In questo momento – spiega Marcello Romeo, il consulente che per la Innbamboo Agro sta seguendo l'iter per la certificazione biologica – la produzione è stata avviata acquisendo materie prime da fornitori, stiamo aspettando la primavera per raccogliere i primi germogli delle piante che abbiamo seminato qui a Latina". Parliamo di bambù giganti, i moso per intenderci, quelli che raggiungono i trenta metri di altezza. "Li abbiamo piantati due anni fa e in genere per produrre germogli di qualità hanno bisogno di due o tre stagioni, e poi restano produttivi per una ventina d'anni". Il fondo agricolo delle produzioni pontine ha una superficie complessiva di sei ettari in cui però al momento solo due sono state interessate dalla coltivazioni, mentre una parte consistente sarà interessata dalla realizzazione di un laboratorio per la selezione e la lavorazione del prodotto, prima che venga destinato alla commercializzazione. "Oggi il mercato in Italia è coperto principalmente da un consorzio che opera al nord – afferma Michela -. L'idea della Innbamboo Agro è quella di diversificare il tipo di proposta, puntare esclusivamente su una filiera bio che possa attrarre consumatori più attenti e consapevoli. Abbiamo selezionato varie specie, siamo molto ottimisti sul tipo di prodotto che riusciremo ad offrire". Il bambù cresce velocemente e si moltiplica, in poco tempo cinquecento piante diventano cinquemila. "Ma la cosa fondamentale è raccoglierlo tempestivamente. Ci sono pochi giorni, in primavera, in cui va raccolto, prima che diventi troppo legnoso. Se non si è focalizzati, ci si gioca la stagione".
"Abbiamo lavorato molto a questo progetto – prosegue - , sono stati due anni intensi di prove, test, lavoro sul campo, sempre rispettando il territorio e soprattutto l'idea di prodotto che avevamo in mente. Per questo la nostra azienda ha seguito rigidamente le pratiche di permacultura. Abbiamo investito in un progetto che attraverso le curve di livello ci consente di risparmiare tantissima acqua, parliamo di un consumo idrico ridotto per oltre il 50% attraverso il recupero e l'utilizzo dell'acqua piovana". Una pratica che da sola varrebbe un premio per la sostenibilità ambientale. "Considerate che la scorsa estate, con tutto il problema della siccità che colpiva le coltivazioni di tutto il Paese, noi siamo riusciti a lavorare con un sistema di irrigazione a goccia che, in pieno agosto, entrava in funzione appena un quarto d'ora al giorno. Ma al di là delle buone pratiche, riteniamo che iniziative come la nostra possano ampliare il mercato, offrire ai consumatori una scelta più ampia e aiutarli a prendere le decisioni giuste quando si tratta di sedersi a tavola".
Tra le iniziative collegate alla produzione c'è anche l'idea di un laboratorio didattico. "Vogliamo che la nostra azienda diventi un modello, vogliamo renderla visitabile, in particolar modo alle scolaresche, perché riteniamo di aver aperto una strada nuova. In passato abbiamo già partecipato a fiere e manifestazioni, abbiamo organizzato degustazioni, e il pubblico ha sempre reagito con grande stupore. Il mondo sta cambiando, e per fortuna anche le abitudini. C'è una maggiore attenzione verso l'alimentazione di qualità, c'è più consapevolezza, la gente ha finalmente iniziato a capire che quello che noi consumiamo a tavola interferisce con la nostra salute e che possiamo mangiare in modo intelligente".