Se qualcuno non avesse ben chiaro cosa siano la confusione e l'incertezza, potrebbe farsene un'idea parlando con uno dei 180.000 ambulanti italiani titolari di una concessione di commercio su aree pubbliche. Questo esercito di piccoli imprenditori che quotidianamente si spostano tra mercati, fiere e iniziative nei centro storici delle città e dei comuni minori, ha perso l'orientamento e le poche certezze che aveva sull'ordinamento del nostro Paese e sulle regole che organizzano la loro attività, a seguito dell'introduzione della direttiva europea Bolkestein, quella che stabilisce che tutte le concessioni relative all'utilizzo di aree pubbliche vengano rimesse a bando e dunque riassegnate all'esito di gare europee. E' accaduto che a seguito di alcuni ricorsi proposti da ambulanti contro i Comuni che non intendevano procedere al rinnovo delle concessioni per 12 anni, il Tar del Lazio e quello della Sardegna hanno obbligato quegli stessi Comuni a concedere la proroga fino al 31 dicembre 2023; in forza di quelle sentenze molti Comuni, anche di altre regioni, si sono uniformati procedendo al rinnovo delle concessioni, mentre molte altre città hanno deciso di rinnovare le concessioni per 12 anni, come prevede una legge del 2020. Va anche sottolineato che molti ambulanti si sono visti concedere il rinnovo per 12 anni da un Comune e limitare da un altro la validità del titolo fino al 31 dicembre 2023.
Non è un caso se negli ultimi anni si è assistito alla chiusura di oltre 19.000 piccole attività ambulanti, dodicimila delle quali soltanto negli ultimi due anni.
A questa situazione di forte disomogeneità di trattamento tra ambulanti, l'associazione nazionale che li tutela ha chiesto nei giorni scorsi un incontro urgente al sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nel tentativo di far capire al Governo che è ora di dare regole certe e valide per tutti.
«In questa Babele che ci sta togliendo il sonno sembra che qualcosa finalmente si stia muovendo - spiega il Segretario nazionale dell'Associazione Nazionale Ambulanti, Marrigo Rosato - Il Consiglio dei Ministri ha già preso in esame la proposta di un disegno di legge sulla concorrenza e si appresta ad approvare un decreto che dovrebbe prevedere il reinserimento degli ambulanti nell'alveo della Direttiva Bolkestein. Per noi non è certo il massimo, ma almeno torniamo ad avere un punto fermo attorno al quale garantire l'attività delle circa centottantamila imprese ambulanti che potranno avere così diritto al rinnovo fino al 2032».

Presidente Rosato, perché parla di diritto?
«Perché c'è una legge del 2020 che ha stabilito il rinnovo delle concessioni per altri dodici anni, previa verifica di alcuni requisiti che sono stati a loro volta stabiliti attraverso delle linee guida emanate con un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico nel novembre 2020. Queste linee guida sono state recepite da tutte le regioni italiane e hanno dato modo ai Comuni di avviare il procedimento per il rinnovo delle concessioni. E così è accaduto nella stragrande maggioranza dei comuni italiani».

Ma non abbiamo appena detto che nei comuni italiani c'è una grande disparità di atteggiamento e comportamento?
«Il disegno di legge in via di approvazione risolve la problematica del rinnovo delle concessioni anche nei comuni indotti dal Tar a disapplicare le norme nazionali (quelli che si sono limitati a concedere proroghe fino al dicembre 2023, ndr). Ma non ci fermeremo a questo, perché non rinunciamo al nostro convincimento secondo cui gli ambulanti non devono sottostare alla Bolkestein, dal momento che l'occupazione di aree da parte degli ambulanti è temporanea e non vincola la disponibilità di quelle stesse aree. E comunque andranno le cose con il Consiglio dei Ministri, non rinunciamo ai nostri ricorsi al Consiglio di Stato contro le sentenze del Tar del Lazio, della Sardegna, dell'Emilia Romagna e della Sicilia».