Alessandro Altobelli entra a far parte della Hall of Fame della Federazione Italiana Gioco Calcio. Da Sonnino al tetto del mondo, a quella finale allo stadio Santiago Bernabeu che è entrata a far parte della leggenda dello sport nazionale. "Ricevere questo premio - esordisce Altobelli - è una bella sorpresa e una grande soddisfazione. Non è da tutti entrare a far parte della storia del calcio italiano, servono sacrifici e bisogna farsi trovare pronti nei momenti cruciali. Devo ringraziare tutti i compagni di squadra dell'Inter e tutti i grandi campioni con cui ho avuto la fortuna di giocare in Nazionale"

Alessandro Altobelli, detto Spillo, centravanti che ha legato calcisticamente la propria carriera all'Inter, racconta quell'esperienza meravigliosa che è stata diventare Campione del Mondo. In particolare c'è quel terzo gol alla Germania, nella finale, che ha definitivamente chiuso i giochi consegnando la Coppa del Mondo all'11 di Bearzot. Una partita che Spillo non doveva nemmeno giocare. "Avevo giocato una ventina di minuti anche in semifinale perché Ciccio si era fatto male - ricorda - quando ho visto che in finale è caduto a terra e si teneva la spalla mi sono immediatamente tolto la tuta, non ho dato a Bearzot nemmeno il tempo di ragionare. Cercavo quel gol, ero sicuro dei miei mezzi ed ero in forma. Quando ho segnato ho solo pensato che avevamo chiuso la partita, che come disse Pertini in tribuna ormai non ci avrebbero preso più. Solo più tardi, a mente fredda, ho realizzato davvero cosa avevo fatto, anzi cosa avevamo fatto". 

Il suo nome è legato indissolubilmente all'Inter, dove tra il 1977 e il 1988 ha collezionato 466 presenze, realizzando ben 209 reti e vincendo uno Scudetto e due Coppe Italia: "Dopo il secondo anno a Brescia mi volevano tutti: Milan, Juventus, Inter. La fortuna volle che il presidente del Brescia era Francesco Saleri, tifosissimo dell'Inter. Fu lui ad accompagnarmi a Milano per la firma". E pensare che 'Spillò, soprannominato così da un maestro elementare che assistendo agli allenamenti delle giovanili del Latina aveva notato quel ragazzo tanto magro quanto letale sotto porta, stava per intraprendere una strada molto diversa: "Terminata la scuola media, mio padre mi disse che era arrivato il momento di imparare un mestiere. E così mi mandò da un suo amico che faceva il macellaio. Diventai presto bravo, con la carne ci sapevo fare". Ed è a questo punto della storia che entra in scena Gaspare Ventre, barbiere di Sonnino, piccolo centro di settemila abitanti in provincia di Latina dove Altobelli è nato e cresciuto: "Fu lui a mettere in piedi la Spes, la squadra del paese. Appena potevo scappavo via dalla macelleria per andarmi ad allenare. Ai bambini che iniziano a giocare dico sempre che se sono riuscito a diventare campione del mondo io, cresciuto in un paese dove non c'era neppure il campo del calcio, possono riuscirci anche loro". 

"Ho giocato con Maradona, Platini, Falcao, Boniek, Junior. Ogni tanto sfoglio gli album Panini degli anni Ottanta e torno a quei tempi. Che tempi! Il compagno più forte che ho avuto è stato Beccalossi, era un genio del calcio. Ed è incredibile che non sia mai stato convocato in Nazionale. I difensori più difficili da superare Gentile e Vierchowod. Quanto dovevo affrontare Pietro dormivo poco la notte, ma per lui era lo stesso" conclude Altobelli.