L'intervento
02.06.2023 - 12:46
Il prossimo 3 giugno dalle ore 18 alle ore 20 torna in piazza del Comune il banchetto per la raccolta firme finalizzate alla richiesta del referendum "Ripudia la Guerra". Anche a Sabaudia c'è un coordinamento che attraverso il suo referente, Eugenio Rambaldi, spiega lo scopo della raccolta firme. «Per prima cosa ci tengo a precisare che i firmatari non stanno esprimendo un voto, si o no, rispetto ad un referendum in corso, ma bensì chiedono, riuscendo a raccogliere 500.000 firme su tutto il territorio nazionale, che sia indetto un referendum per domandare al popolo sovrano (art. 1 della Costituzione) quale sia il parere dei cittadini in merito all'invio delle armi nella guerra in corso in Ucraina, ma anche in tutte le altre guerre, presenti o future - e poi ancora - Chiediamo solo che si tenga in giusto conto l'art.11 della Costituzione che ricordo dettare: ‘L'Italia ripudia la guerra' e che quindi invita la nostra Nazione ad agire in ogni modo, e in ogni dove, per cercare di scongiurare qualunque conflitto con le armi». Cosa si chiede nello specifico con il referendum?
« Al momento - prosegue Rambaldi - la legge 09 luglio 1990, n. 185, rubricata ‘Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento', e successive modificazioni, all'art. 1, comma 6, lettera a), detta ‘L'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere'. I firmatari della proposta di referendum ‘Ripudia la guerra' chiedono solo di abrogare dall'articolo di legge sopra citato la frase ‘… o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere' - frase che dà - quindi modo ad un organo esecutivo, come il Consiglio dei Ministri, di prendere decisioni che invece competono al popolo sovrano e ai propri rappresentanti al parlamento e all'Onu».
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