Un originale e nobile gesto di civismo verso un interessante progetto in atto sui monti Aurunci e, in particolare, a Campodimele, dove una squadra di operatori archeologici sta portando alla luce anche i più piccoli particolari di un insediamento abitativo medievale. Ignoti donatori hanno lasciato, davanti all'uscio dove alloggiano i componenti del team di ricerca archeologica, una cassetta contenente preziosi reperti archeologici, come monete, monili, pezzi di vasi di argilla e tante testimonianze del periodo di cui gli studiosi si stanno interessando.
Il prezioso patrimonio è stato subito affidato, dal sindaco Tommaso Grossi al responsabile della Polizia Locale, Antonio Picano, il quale avrà il compito di consegnare il materiale ai responsabili dell'area archeologica che ha competenza sulla zona, dopo aver redatto un verbale che ha per oggetto: "materiale di provenienza incerta". Da quel poco che è emerso in attesa delle dichiarazioni ufficiali dei responsabili museali, quello che è venuto alla luce fa parte del patrimonio archeologico che si trova "fuori le mura di Campello", come si coglie nei primi commenti della Sovrintendenza Archeologica Paesaggi e Belle arti di Frosinone e Latina.
«Non ha la portata mediatica del ritrovamento dei Bronzi di Riace - afferma il sindaco Grossi - ma ha una valenza di gran lunga superiore per l'attenzione cui la scoperta sarà sottoposta in quanto per almeno 30 anni questa area sarà monitorata alla ricerca di quell'immenso patrimonio che Campello e il Ducato di Gaeta avevano qui». Per ora è chiamato progetto M.A.P. (Monti Aurunci project) ed è in vita da due anni, grazie all'interesse mostrato dall'Università per gli stranieri di Siena e del Parco degli Aurunci, con Giuseppe Marzano, dirigente del Parco, tanto attivo nella fase organizzativa di questi scavi a Sant'Andrea di Campello.
Vi sono coinvolti universitari di Siena e di altri atenei, con gli archeologi Edoardo Vanni e Federico Saccoccio di Itri, direttori degli scavi. Notevole è il contributo che giunge pure dall'Università di Pavia da dove il docente Massimiliano Di Fazio, originario di Fondi, stimola i laureandi a portare avanti studi sull'area archeologica degli Aurunci.