A Terracina di rigenerazione urbana si parla da almeno un anno grazie all'impegno e alla lungimiranza del circolo "Pisco montano" di Legambiente che ha colto le opportunità oggi certificate da una legge regionale. Lo scorso 11 luglio il Consiglio regionale ha approvato la normativa sulla rigenerazione urbana e il recupero edilizio, che prevede tra le altre misure una premialità con incremento di volumi e superfici ma anche delocalizzazioni e cambi di destinazioni d'uso. Ai Comuni spetterà il compito di scegliere e valutare gli interventi di volta in volta proposti. A Terracina da questo punto di vista siamo già avanti. Il circolo di Legambiente presieduto da Anna Giannetti, infatti, già nel settembre del 2016 ha istituito il primo laboratorio di rigenerazione urbana sostenibile insieme a Legambiente Lazio e col tavolo tematico "Città invisibili". Ne era scaturita una proposta per lo studio di un progetto pilota finalizzato alla redazione di un piano integrato di rigenerazione urbana del tratto costiero di Levante. Un elaborato ambizioso che comprende il sito dell'ex depuratore, l'area archeologica di Pisco montano e la valorizzazione dell'Appia antica "traianea" sul versante costiero. Ma il piano si estende anche al parco del Montuno, al mercato della Marina e all'anello ciclopedonale di Levante. Insomma, una rivoluzione in grado di abbracciare anche l'area portuale. Tra gli interventi previsti, opere in grado di salvaguardare l'ambiente e valorizzare le bellezze esistenti. «Abbiamo creduto fin dall'inizio in questo approccio» afferma Giannetti. «La nuova legge ci dà uno strumento per intervenire in modo concreto per migliorare la balneabilità, la vivibilità della zona e la fruizione di servizi nell'area di Levante». Senza sottovalutare che le aree e gli interventi di rigenerazione urbana costituiscono delle priorità per l'attribuzione di fondi strutturali europei e dei fondi nazionali a sostegno delle attività di riqualificazione urbana, economica e sociale. E non si parla di pochi soldi, ma di milioni di euro.