Legambiente scende in campo contro i piromani. E per agevolare le indagini apre un canale per ricevere segnalazioni utili ad individuare i responsabili degli incendi. Gli eco-criminali, appunto, ma anche gli enti locali che, con i loro ritardi e l'incuria, contribuiscono a rendere appetibili le aree verdi a chi vuole distruggere.
L'iniziativa del circolo "Pisco Montano" parte dall'incendio che ha devastato parte di Monte Leano il 14 agosto scorso., un Sito di interesse comunitario che sembrava essere stato risparmiato da questa estate di roghi. «Gli incendi nel 2017 hanno coinvolto in Italia 87 Siti di Importanza Comunitaria», scrive il circolo. «Il Lazio è tra le regioni che hanno perso il patrimonio maggiore con 173 ettari distrutti nei Sic, 2.797 nelle Zps e 847 nelle Aree protette. La nostra preziosa zona di Monte Leano, SIC (IT6040007) tra i più importanti della Regione Lazio, purtroppo va ad aggiungersi al triste conto». Legambiente locale e Legambiente Lazio hanno elaborato un esposto, inviato alla Procura, dal nome #Lazioinfiamme. A questo si vorrebbero integrare informazioni con i recenti roghi a Terracina. «Il nostro Circolo sta raccogliendo i sospetti e le segnalazioni con le foto più significative, ma anche le proposte più utili al contenimento del rischio e al rafforzamento della sorveglianza e invita tutta la cittadinanza ad inviarle a legambiente.terracina@gmail.com in modo da integrare l'esposto già inviato in procura con i purtroppo amarissimi accadimenti del ferragosto terracinese». Il dito è puntato anche contro le istituzioni, con i loro ritardi.
«Non curare i nostri spazi verdi e lasciarli abbandonati in balia di vandali e criminali - attacca Legambiente - è colpevole tanto quanto appiccare il fuoco, e questo vale anche per i Parchi pubblici cittadini, visto che sono giunte nel corso dell'estate al nostro Circolo diverse segnalazioni in tal senso, segnalazioni che sono state inviate anche al Comune e alla Polizia Municipale. Occorre cambiare rapidamente metodo di prevenzione e contrasto, servono più controlli, occorre aumentare a dismisura le pene per i piromani, rinforzare (non annullare) il corpo forestale e i VVFF, utilizzare le nuove tecnologie (droni e satelliti) per rafforzare la sorveglianza e la vigilanza, aggiornare le mappe catastali con le zone incendiate e disincentivare il privato che guadagna sul numero di incendi. Ma serve soprattutto ricominciare a curare il territorio con una corretta manutenzione delle aree verdi che consenta di limitare gli effetti di un probabile incendio. La gestione dell'emergenza incendi, afferma Legambiente, è stata segnata fino ad ora da troppi e ingiustificati ritardi a livello regionale e nazionale a partire dalle Regioni, che si sono mosse con troppa lentezza. Ad oggi il Lazio non ha ancora approvato il nuovo Piano AIB 2017 (piano antincendio boschivo) e le relative modalità attuative per organizzare la prevenzione, il lavoro a terra, e gli accordi con i Vigili del Fuoco e con la Protezione Civile. Ai ritardi, va aggiunta il numero insufficiente delle squadre di operai forestali e soprattutto l'assenza di strategie e di misure di adattamento al clima. In questo quadro si inserisce anche il processo di riorganizzazione delle funzioni dell'ex Corpo Forestale ora assorbito nell'Arma dei Carabinieri e i ritardi nazionali dovuti al fatto che il Governo e i Ministeri competenti non abbiano ancora approvato i decreti attuativi necessari al completamento del passaggio di competenze, personale, strumenti e mezzi per quanto riguarda l'antincendio boschivo, in modo da garantire su tutto il territorio squadre operative per gestire l'emergenza e svolgere le attività di prevenzione».
L'associazione ambientalista fa alcune proposte. Corsi di formazione, rafforzamento dei controlli, una tecnologia adeguata, con droni e sistemi satellitari. «In tutto questo il ruolo degli Enti locali appare cruciale nelle attività di prevenzione degli incendi attraverso la cura e tutela del territorio e delle aree boschive». Soprattutto i Piani di adattamento locali, la valutazione dei rischi. «I soldi che ci sono conclude Legambiente - dobbiamo spenderli per la cura del territorio e su una corretta manutenzione delle aree verdi, della rete idrica, delle strade, dei ponti, delle ferrovie e delle altre infrastrutture vitali perché quello che non spendiamo oggi, per proteggere il nostro territorio, lo pagheremo salato negli anni a venire».