Passata l'ennesima estate di fuoco, senza che siano arrivati provvedimenti sostanziali a supporto del personale in servizio, ora bisogna pensare a salvaguardare quel che è rimasto dell'ospedale "San Giovanni di Dio" dopo anni di tagli e interventi di razionalizzazione delle risorse. Gli impegni presi in passato per potenziare la struttura sanitaria si sono rivelati, almeno fino a oggi, promesse non mantenute.
Il dialogo intavolato nella cabina di regia per la sanità del Lazio, a Roma, si è interrotto ormai da parecchio tempo nonostante le sollecitazioni arrivate dal sindaco Salvatore De Meo in Regione.
Più volte è stato richiesto un intervento diretto da parte del governatore Nicola Zingaretti, anche per la sua carica di commissario per la sanità regionale. Allo stato attuale dei fatti, quindi, sulle richieste di potenziare l'ospedale pende un grosso punto interrogativo.
Come si ricorderà, a più riprese il primo cittadino ha chiesto anche attraverso la Asl di Latina un "piano di salvataggio" per la struttura, che consisteva nel consolidare le eccellenze e i reparti di Ostetricia e ginecologia, dotandoli di un supporto operativo a livello di pronto soccorso e servizi per l'emergenza.
In attesa di risposte dai piani alti, a livello locale, comunque, qualcosa si muove. Nei giorni scorsi la Fondazione "San Giovanni di Dio" e il comitato pro ospedale, coordinati rispettivamente dal dottor Daniele Terenzio e da Lucio De Santis, hanno incontrato il sindaco De Meo e il senatore nonché coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone.
È stato ribadito che si sta continuando a seguire da vicino la vicenda. Anzi, non si esclude a breve un confronto diretto col presidente Zingaretti per avere risposte precise sul futuro dell'ospedale. Di certo quello della sanità sarà uno dei temi caldi della campagna elettorale che nei prossimi mesi accompagnerà i cittadini al voto per il rinnovo del Consiglio regionale e l'elezione del nuovo presidente.
Nel dibattito, tra le varie ipotesi prospettate, è tornata a farsi strada l'idea di dare una vocazione chiara alle strutture di Terracina e Fondi che insieme compongono il presidio ospedaliero centro: uno con una netta propensione universitaria con l'aggiunta del pronto soccorso, l'altra più propriamente ospedaliera. Soluzione, questa, già emersa in passato ma finora senza alcun tipo di esito.