Si tratta di fondamenta immateriali, ma si può a buon titolo parlare di "posa della prima pietra" con la firma siglata ieri in Consiglio comunale per l'istituzione della Fondazione Città di Terracina. Nasce lo strumento che avrà il grosso compito di pianificare, organizzare e gestire il patrimonio monumentale e culturale della città. Soci fondatori, il Comune di Terracina e la Banca popolare del Lazio. «Un passaggio formale, ma non un passaggio qualsiasi», ha esordito il sindaco Nicola Procaccini. «Oggi avviamo uno strumento destinato a germogliare negli anni». L'idea, ha ricordato il sindaco, non è nuova. Un lascito è impresso in un documento del 1997, quando si concluse l'esperienza di un Fondo cittadino per la cultura e il professor Giovanni Rocci intercettò il bivio: «Ora, una fondazione, o l'oblio?». Dibattito lungo anni, portato avanti, ha ricordato il sindaco, nelle scorse consiliature dal consigliere comunale Vincenzo Coccia.

Ora la Fondazione c'è. Presente anche il presidente della Banca popolare del Lazio Edmondo Maria Capecelatro: «Siamo qui per diverse ragioni: una storica, perché la nostra banca nasce dalla fusione dell'originaria Banca popolare di Terracina con quella di Velletri. E poi perché le banche popolari hanno per statuto quelle di stare sul territorio, e di sostenerne lo sviluppo. Partecipiamo, dunque, con particolare entusiasmo». «Spero e credo che oggi inizi una nuova vita per i beni storici di questa città - ha detto l'assessore alla Cultura Barbara Cerilli -. Sono stati spesso, non per responsabilità di qualcuno ma per mancanza di risorse, una cenerentola. Sono certa che con la fondazione, questo possa terminare».

Le opinioni
Tra i presenti anche l'ex sindaco Vincenzo Recchia e Gabriele Panizzi, ex amministratore e già presidente di fondazione. «È uno strumento in grado di avere una visione d'insieme, ma con obiettivi da perseguire con continuità», commenta Panizzi. «Si dovrà partire con un programma aperto alla discussione di tutto il Consiglio comunale e evitare che si faccia strumento della politica. Sul discorso dell'identità, preferirei che si parlasse di apertura al mondo. L'Appia, per fare un esempio, non è terracinese. A noi però il compito di presentarla al mondo».

Discorso analogo dell'ex sindaco Recchia: «Il codice dei Beni culturali è chiaro: tutela, valorizzazione e gestione sono le parole d'ordine. Occorre avere una visione, far sì che la Fondazione rispecchi l'articolo 9 della Costituzione, e si occupi di beni culturali e paesaggio. Confido che possa crescere, e che possa ricostruire uno spirito di comunità e coscienza di sé che ancora manca».