Stai a vedere che il poeta Torquato tasso, al pari di Goethe, nel suo peregrinare si è fermato a Terracina; e che c'è un vicolo nel centro storico alto un tempo abitato solo da belle donne; o ancora, che in una viuzza sia comparso un piccolo angelo, un "angeletto", magari a fare il miracolo. Perché, non è così? No, tutto falso. O meglio, un falso storico.

Ne è disseminato il centro storico. Toponomastica falsata, contraffatta coi secoli dalla tradizione popolare e ratificata in atti ufficiali dall'ignoranza della burocrazia comunale. Che, senza porsi domande, ha validato sui registri e sui catasti quelle storture linguistiche, facendosi suo malgrado complice di seppellire nell'oblio la vera storia dei luoghi, e dunque l'identità e la cultura della città. Eclatante perché risalente solo allo scorso anno, con l'arrivo dei nuovi numeri civici e cartelli toponomastici, l'errore di piazza Torquato Tasso, alle spalle di Palazzo Braschi. Quella piazza, con l'autore della Gerusalemme Liberata non ha nulla a che fare. Figurarsi. Ad abitarla, nel 1700, la famiglia De Tassis, importantissima stirpe che ha venduto il rudere su cui è nato palazzo Braschi e che restaurò la chiesa di San Giovanni. Cancellata dagli annali.

E che dire dell'errore compiuto per quella che è nota a tutti come via dell'Angeletto? Un vicolo in cui sorgono ben visibili gli stemmi e un palazzo che era di un'altra famiglia storica, quella di Giovan Battista Angeletti. Nel 1700 furono esattori per conto del Comune, fecero una fortuna in città, divennero speculatori immobiliari, proprietari di terreni. Cancellati. Poi c'è vicolo delle Belle, chiamato così non perché abitato da frotte di donne piacenti. Ma perché originariamente intitolato alla famiglia De Bellis, di notabili religiosi. E si potrebbe continuare con Torre degli Azzi (il Comune dovette acquistare una seconda targa per correggere l'errore), o palazzo Venditti, che non è quello in cui sorge la targa. Quello vero costeggia via della Palma.

Si dovrebbe prendere atto di questo enorme falso storico, che cancella secoli di storia. Una superficialità che cozza con gli intenti di recuperare l'identità di un territorio, che si tramanda soprattutto con i luoghi. Paradossale che la burocrazia non si dedichi a sfogliare i documenti storici e lasci che i luoghi perdano l'identità. E restia perfino a consultarsi con chi potrebbe invece fornire fior di notizie sulla città. Esperti, associazioni. Ma non è tutto. C'è una legge del 2012, decreto attuativo del 2016, che impone di iscrivere toponimi e nomi stando bene attenti a dare un senso storico, una ragione, e una completezza a ciò che si nomina. Perché l'urbanistica e la sua toponomastica sono fondamentali per identificare una città. Senza cognizion di causa, un domani non ci vorrà niente a trasformare la recente sala dedicata al compianto sindaco Fabrizio Abbate, in una facile "sala dell'Abate".