L'ultimo è morto a novembre, un altro ci sta lasciando». Sono le parole di Carla Piovesan, che da quando è nata abita in via Monfalcone vicino a quella discarica diventata la sua condanna a vita. Proprietaria di un ex podere Onc vive a 150 metri dagli invasi. Parole come pietre dette alla fine della commissione di oggi mentre prima di lei era stato Paolo Bortoletto a parlare, portavoce da anni dei borghi nord e venuto in commissione insieme ad altri residenti. Bortoletto ringrazia l'amministrazione che per la prima volta parla "in modo concreto" della strada da prendere ma dice di "aver finito l'azione non violenta». «Mi autodenuncio – dice – se qualcuno riapre la discarica faremo azioni estreme. Sono anni che lottiamo contro la discarica, contro chi sfrutta il nostro territorio a discapito della salute per i propri affari. In questi venti anni abbiamo raccolto testimonianze ma nessuno mai ha fatto una indagine serie per certificare l'avvelenamento di quelle falde, ci sono stati morti. Abbiamo un diritto negato da 40 anni». Prima di loro Lessio era stato chiaro. «Ci opporremo alla riapertura. La relazione della commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha dimostrato una attività illegale nello sversamento dei rifiuti. Le amministrazioni hanno avuto una responsabilità nell'inquinamento della falda".