C'è una disavventura finanziaria da nove milioni di euro che ha attraversato 40 anni di storia non scritta del Comune di Latina. Non scritta nonostante investimenti, pozzi, concessioni minerarie e proclami politici: quella delle Terme di Fogliano, il sogno cullato e finito con il fallimento decretato dal tribunale di Latina a dicembre scorso. Un crac su cui però arriva ora forte e chiara la posizione del Comune. L'amministrazione in qualità di socio di maggioranza con il mano l'85% delle quote ha presentato reclamo in corte d'Appello contro la sentenza di fallimento, quella che ha decretato che «... a prescindere da ogni considerazione, non vi sono dubbi che il patrimonio della società sia insufficiente per fronteggiare i debiti». 6,9 milioni era il valore attribuito dal Ctu del Tribunale al patrimonio della Terme di Fogliano spa: troppo poco per fronteggiare un debito di 9 milioni e quella certificazioni di insolvenza è arrivata netta nel dispositivo firmato dal giudice Linda Vaccarella.

L'amministrazione tenta però la carta giuridica del reclamo (che per legge non sospende gli effetti della sentenza) presentato dall'Avvocatura comunale come previsto dall'art. 18 della legge fallimentare: "contro la sentenza che dichiara il fallimento può essere proposto reclamo dal debitore e da qualunque interessato con ricorso da depositarsi nella cancelleria della corte d'appello nel termine perentorio di trenta giorni". L'udienza di comparizione si discuterà il 28 giugno, ma evidentemente l'amministrazione per muoversi in questi termini ha motivi di contestazione e vuole presentare documentazione non emersa in fase prefallimentare. L'ente aveva già spiegato in una nota, dopo la pronuncia di fallimento, le ragioni per le quali non era stato possibile chiedere l'accesso al concordato preventivo. «La domanda di concordato deve essere corredata dal versamento di una somma a garanzia - si legge nel comunicato - che non è nella disponibilità della Società Terme di Fogliano, e che non può essere versata dai soci pubblici in favore della spa, per espressa disposizione di legge».

Ed era stata la stessa amministrazione pochi giorni prima del fallimento, a scrivere «Stupisce l'accelerazione che la vicenda giudiziaria ha subito in questi ultimi mesi dopo lunghi anni di paziente attesa - scriveva Coletta -Proprio ora che ci si avvicina alla soluzione più utile per tutti, sembra paradossale che si voglia depauperare un patrimonio di questa portata. E ciò a scapito degli stessi creditori, oltre che della nostra comunità». E il sindaco suggeriva al Tribunale l'opportunità della concessione di un termine dilatorio per consentire di completare l'iter volto a definire le modalità attuative della destinazione urbanistica dell'area interessata dalle terme, per poter cedere quei terreni al prezzo più vantaggioso per il Comune e salvaguardare quindi gli interessi della comunità. Una mossa forse tardiva ed una storia che l'ente cerca di riacciuffare per il verso giusto con il reclamo nell'anno delle disavventure finanziarie: dalla società per i rifiuti Latina Ambiente all'Unione sportiva Latina Calcio,
la sequela di fallimenti lascia dietro di sé i risultati più evidente delle gestioni passate. Ma, a differenza di quanto accaduto con la Latina Ambiente, lasciata tramontare senza accertarne debiti e crediti, qui il Comune a cui è restata la concessione mineraria per le terme e i diritti di superficie, tenta una strada quasi obbligata: far valere il suo diritto di socio maggioritario