Anche i numeri e i dati, quando si parla di immigrazione e accoglienza, sono importanti. Sono utili a comprendere la reale portata del fenomeno e dunque rappresentano il primo passo per poterlo gestire in tutte le sue sfaccettature. E sono proprio i numeri, riportati all'interno del dossier della commissione d'inchiesta parlamentare istituita nel 2014, a dirci che nel corso del 2017 nel territorio della provincia di Latina gli ordini di rimpatrio sono stati disattesi: solo 5 su 88 sono quelli eseguiti, circa il 5,58 per cento del totale.

Numeri «parlanti»
Sul fenomeno migratorio è stato detto e scritto di tutto, spesso anche con toni allarmistici. All'interno della relazione della commissione parlamentare d'inchiesta depositata nelle scorse settimane dopo la relazione dell'onorevole Gregorio Fontana, sono soprattutto i numeri a parlare. Anche se - queste le premesse del documento, costituito da un centinaio di pagine - non è stato sempre facile raccogliere i dati. I "commissari" hanno dovuto fare i conti con difficoltà tecniche: «È infatti evidente che le diverse banche dati da cui la Commissione parlamentare attinge informazioni - si legge - rispondono a finalità proprie e a volte non convergenti le une con le altre». Ma perché questi numeri sono così importanti? «Conoscere il fenomeno dal punto dei vista dei numeri - così nella relazione - vuol dire poter trasformare il dato in monitoraggio, il monitoraggio in informazione, l'informazione in sensibilizzazione. Conoscere la reale portata di un fenomeno è quindi il primo e imprescindibile passo per poterlo gestire in tutte le sue sfaccettature, sia dal punto di vista della sicurezza che dal punto di vista del rispetto della persona». Questi numeri ci dicono che in provincia di Latina da febbraio 2017 c'è stato un solo ingresso illegale, mentre ben 2.406 ingressi con domande di asilo politico. Le presenze sul territorio sono in totale (l'aggiornamento è al 1 dicembre 2017) 3.277.


Rimpatri difficili
Un altro dato numerico degno di nota è quello relativo ai rimpatri. Nell'ordinamento esistono due provvedimenti di rimpatrio: il respingimento e l'espulsione. Quest'ultima è soggetta a una più rigorosa procedura di adozione e tutela giurisdizionale. Di espulsioni con accompagnamento alla frontiera in provincia nel corso del 2017 ne sono state eseguite 4, mentre sono stati 64 gli ordini del questore, di cui 63 disattesi. A questi, sono da sommare anche 20 partenze volontarie non ottemperate. Si tratta di casi in cui lo straniero, non sussistendo le condizioni di accompagnamento immediato alla frontiera, può chiedere la concessione di un periodo per la partenza volontaria.


Politica e accoglienza
Un mare di parole
Fa riflettere anche un ulteriore aspetto: la scarsa adesione, da parte dei Comuni, allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Un sistema, questo, che supera la sola distribuzione di vitto e alloggio e che prevede - come si legge sul sito web di Sprar.it - «anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico». Dei 3.277 stranieri ospitati in provincia, 2.906 soggiornano nei centri di accoglienza straordinaria (l'elenco delle strutture non è stato inserito per ragioni di sicurezza) e 371 sono inseriti nei progetti Sprar, attivati soltanto da dodici Comuni: Cori, Formia, Itri, Latina, Lenola, Minturno, Monte San Biagio, Norma, Priverno, Roccagorga, Sezze e Sonnino. Eppure i politici di tutte le estrazioni hanno spesso affermato di voler avere voce in capitolo in materia di accoglienza, attivando un progetto ad hoc e fissando anche dei tetti massimi di presenze in base ai rapporti previsti dalla normativa vigente. Parole che devono fare i conti con la realtà dei fatti, che è quella espressa dai numeri: di 33 Comuni, in provincia di Latina solo 12 hanno aderito allo Sprar.