Un reperto prezioso bloccato dalla burocrazia e c'è chi si chiede: è normale dover attendere 400 giorni per spostare un masso in un museo anche dopo l'atto ufficiale? Parliamo delle impronte del dinosauro trovato sulla massicciata del porto canale di Rio Martino dal fotografo Bruno Tamiozzo e dal paleontologo Stefano Panigutti. E' passato quasi un anno da quando la Soprintendenza in una lettera si è espressa sulla possibilità di assegnare il reperto al Comune di Latina e di collocarlo nel museo del Procoio a Borgo Sabotino. Ma da allora tra interlocuzioni tra enti, rimostranze del sindaco di terracina e tempi tecnici si sta ancora aspettando. Nel frattempo le condizioni non sono state le migliori per il prezioso masso recintato e coperto e messo sotto osservazione dalla Soprintendenza, il cattivo tempo ha divelto la copertura ed è l'associazione SempreVerde Pro Natura, promotrice del progetto di recupero, ad auspicare una soluzione celere.
"Da quando abbiamo proposto la tutela delle impronte al Comune di Latina – scrive il presidente Giovanni Luca Cardello - queste sono state al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica non solo pontina in quanto rappresentano un tassello importante della storia naturale e dell'identità del nostro territorio. Le tracce del dinosauro di Rio Martino, per le quali Sempre Verde Pro Natura - Latina si sta battendo, sono un esempio tangibile della vita di 110 milioni di anni fa. Quando la Soprintendenza stava per decidere se ad occuparsene sarebbero state le amministrazioni di Latina o di Terracina attraverso un allestimento museale, il Comune di Latina nella figura di Fabio D'Achille si attivò subito per la loro protezione. Le impronte già nell'ottobre 2016 furono risparmiate dal passaggio delle ruspe e poste lungo la banchina in riva destra di Rio Martino". L'associazione ha poi coinvolto il National Geographic, le università, il parco del Circeo e le associazioni del territorio e il direttivo nazionale della Federazione Nazionale Pro Natura. "Poi con l'opposizione del Sindaco di Terracina Procaccini tutto si bloccò nonostante la Soprintendenza riconoscesse che il blocco è di proprietà demaniale e che dovesse essere Latina ad averne la custodia in quanto l'unica che rispose con un progetto. Nell'attesa che la burocrazia compia i suoi passi, le impronte sono nuovamente esposte anche a causa della posizione. In via temporanea furono poste al bordo di una banchina che è già franata in alcuni punti nel corso delle mareggiate. Abbiamo apprezzato gli esiti degli incontri tra Soprintendenza e Comune di Latina e lo sforzo di quest'ultimo nel seguire la vicenda». L'associazione auspica al più presto la firma del protocollo d'Intesa tra le parti in modo che i beni archeologici e paleontologico-naturalistici vengano tutelati a Latina come a Sezze dove le impronte sono ben 198». Una speranza a cui si associa Fabio D'Achille, presidente della commissione cultura. "Stiamo per definire tempi e modalità del protocollo di intesa che non si limita a preservare il reperto nel museo ma vuole creare una rete di studi e reperti con Latina e Terracina, che ha già il sito di Campo Soriano, e Sezze con il suo museo. Non vogliamo tenere fuori nessuno e già questa settimana il sindaco doveva incontrare la Soprintendenza».