Pende da vent'anni sulla testa della città, ha attraversato il dissesto finanziario ed è destinato a sopravvivere ancora, resistendo anche al risanamento finanziario. Si tratta del maxi contenzioso che il Comune ha con la Slia, la società che ha gestito il servizio di nettezza urbana ininterrottamente dal 1989 al 2004, oggi in mano alla curatela fallimentare della ditta di Venezia. L'ombra di questa causa incombe sulle schiarite che pure si sono palesate in questi ultimi mesi sulle casse comunali da quando, il 27 febbraio scorso, il tribunale fallimentare di Roma ha fissato a settembre del 2019 la pronuncia sul rapporto debito/credito tra l'ente municipale e l'ex società di Venezia.

La matassa da sbrogliare è intricatissima. In sintesi, la curatela di Slia esige dal Comune una somma pari a circa 11 milioni di euro, corrisondente a due decreti ingiuntivi per canoni non pagati. Il Comune, che ha sempre giocato in difesa con l'ex società, da qualche tempo sostiene, grazie ai conti fatti dai commissari del dissesto, che sia la società di Venezia a dover pagare al Comune un bel gruzzolo: si parla di circa 14 milioni di euro. Possibile? Sì, Sì, perché i commissari, scartabellando nei documenti, hanno scoperto che l'ente municipale avrebbe «posizioni creditorie nettamente superiori al credito dell'istante». Facendo un rapporto, debito/credito, il Comune risulterebbe creditore di circa 11 milioni di euro. È per questo che l'Osl mesi fa ha tentato di insinuarsi nella massa passiva di Slia, istanza che però è stata respinta perché presentata troppo tardi. Ma i commissari non si sono dati per vinti e hanno impugnato quel diniego. Il 27 febbraio scorso le parti si sono costituite, l'Osl ha lasciato la palla all'avvocatura e il giudice ha rinviato tutto al 19 settembre del 2019. Solo tra un anno e mezzo, dunque, si potrà sapere se sia il Comune creditore di Slia, o viceversa. Un'incognita non da poco. Quello Slia resta l'unico contenzioso che l'Osl lascia in eredità al Comune a non essersi risolto. E non è un contenzioso da poco.