La situazione è critica. L'erosione costiera non è un tema solo caro agli "ambientalisti", ma un problema che è sotto gli occhi di tutti e che a Sabaudia continua a causare ogni anno migliaia e migliaia di euro anche agli operatori che hanno attività sul litorale. Gli ultimi problemi risalgono a questi giorni e sono dovuti al maltempo. Le onde sono arrivate a minacciare diverse strutture e il direttore del Parco nazionale Paolo Cassola interviene: «Il protocollo della Regione - dice -, fortemente voluto da quest'Ente, rischia di non essere più sufficiente. Il Parco chiederà l'attivazione di un tavolo che comprenda anche il Ministero dell'ambiente e delle infrastrutture. Non può più rimanere un problema locale o regionale. Dobbiamo oggi dare risposte immediate a tutela della duna protetta anche dall'Europa e assieme agli operatori economici presenti. Anche considerando che il primo aprile ci sarà, con la Pasqua, la prova generale della stagione primaverile/estiva».
Non si può però pensare solamente a protocolli d'intesa, che, anche se utili, hanno spesso tempi di attuazione medio-lunghi. Servono interventi concreti nell'immediato. Cassola ipotizza dragaggi dove necessari e funzionali e dare il via ad un programma di ricostituzione ad esempio del sistema delle secche e di ripascimento dolce, pensando anche a dighe sommerse. «Il tutto - dice - con procedure burocratiche semplificate».
«È assurdo altrimenti - continua - che da una parte il Parco spenda soldi per ricostruire le dune da sbancamenti dolosi e per fare adeguati attraversamenti e dall'altra non si mettano in campo azioni forti preventive e correttive sul fenomeno erosivo. Certo, ci sono i cambiamenti climatici, ma ci devono essere anche programmi chiari e coerenti sulla gestione e l'infrastrutturazione della costa laziale. Mano sinistra e destra - sottolinea Cassola - sembrano invece spesso tra loro in "guerra". Anche il Pua (ndr Piano Utilizzo Arenile) di Sabaudia dovrà necessariamente, secondo l'ente Parco, tenere di conto di questi aspetti. Come quanto indicato dal Piano Assetto Idrogeologico (ndr PAI) della Regione Lazio sul rapporto tra rischio frana e incolumità di vite umane e attività».