Un nome che evoca un pezzo travagliato e suggestivo di storia di Latina, colui che forse ha definito meglio quello che è successo nel suo tessuto urbano dal dopoguerra in poi, chiamandola la città del "disordine pianificato". Pier Luigi Cervellati, l'urbanista bolognese autore del piano regolatore generale della città approvato dal consiglio comunale nel 2001 e poi annullato per un vizio formale e per il mancato sostegno della politica che seguì l'era Finestra, sarà a Latina il 7 giugno al circolo cittadino alle 17 e 30. L'evento dal titolo "Latina, disordine pianificato. Riflessioni su centro storico e città contemporanea" è promosso dal Centro Studi Città Pontine e patrocinato dagli ordini degli architetti, degli ingegneri e dal collegio provinciale dei geometri di Latina. All'incontro, punta di diamante nel panorama delle iniziative culturali della città, interverranno il presidente del Centro Studi Città Pontine Ermanno Zaccheo e Matteo Coluzzi, consigliere comunale e giovane laureato in architettura con una tesi che porta la firma come correlatore proprio dell'architetto, autore di studi su molti centri storici italiani ed in passato amministratore del Comune di Bologna. Un'occasione di dialogo e confronto ancora più attuale oggi, a 17 anni di distanza dall'alba del 2 luglio 2001 quando il prg Cervellati passò con i voti di An e di alcuni esponenti dei Ds, nella città che si interroga sul destino dei piani particolareggiati annullati e che sembra non aver superato mai le contraddizioni dell'unica pianificazione vigente, il piano Piccinato del 1972. Quel piano le cui previsioni demografiche ed abitative sono state sconfessate dai tempi e dal reale sviluppo della città e le cui cubature proliferate per blocchi edilizi giustapposti alla tessitura radiale del nucleo originario, hanno creato la struttura che Cervellati aveva rinnegato, perché sacrificata sull'altare delle pressanti richieste di residenze sviluppate a macchia di leopardo e non bilanciate da verde e servizi. Oggi al posto della «città delle acque» che immaginava l'architetto, c'è la città del cemento circondata da siti industriali dismessi e da sacche di periferia anonima, la Latina di palazzi e capannoni che da più di venti anni identificano l'incompiutezza e la mancanza d'identità.


Fermo restando un inevitabile rimando al passato, il nucleo del confronto promosso dal centro Studi sarà però tutto aperto al futuro. Su quali coordinate è possibile oggi organizzare il futuro dei centri abitati e di conseguenza degli spazi ancora liberi? Una domanda che Cervellati si poneva negli anni Novanta nel suo libro "La città bella" e che oggi è estremamente attuale. Esaurita da oltre un secolo la fase dello sviluppo, le città non crescono più demograficamente, ma senza un piano, un progetto e una visione non si può pensare di gestire o amministrare l'urbano e l'urbanistica. Un progetto e una visione che gli ordini professionali, presenti all'incontro, chiedono a gran voce anche all'attuale amministrazione, tesa a risolvere i problemi della mancata pianificazione nel centro urbano ma ancora lontana dal risolvere i nodi di una difficile eredità. Quel lascito costato l'eterno scontro tra chi voleva pianificare e chi voleva costruire e che ha visto capitolare, in venti anni di storia, tre sindaci.