Le palazzine E, F e G del complesso immobiliare delle Salzare non potranno essere sanate.

Con una delibera approvata lo scorso 18 luglio, la Giunta comunale a Cinque Stelle guidata dal sindaco Mario Savarese ha deciso di compiere un passo indietro rispetto al passato e di revocare un atto del 16 maggio 2018 attraverso il quale si dava indirizzo al dirigente del competente settore per porre in essere le procedure volte a sanare gli abusi edilizi esistenti nell'area del "Serpentone", a eccezione della palazzina D, che sarebbe stata comunque destinata all'abbattimento.

A far cambiare idea all'esecutivo pentastellato sono stati sia i pareri legali resi dagli avvocati dell'ente che, nel corso degli anni, hanno seguito i contenziosi legati proprio al complesso immobiliare a cui si accede dalla Litoranea, sia il parere verbale dell'avvocato Peppino Mariano, emerso durante una riunione che si è tenuta lo scorso 12 luglio.

«Non esistono i presupposti - si legge nella delibera di Giunta approvata dal sindaco e da tutti gli assessori - per porre in essere tutte le attività e azioni volte alla definizione della questione provvedendo alla sanatoria degli immobili [...] in quanto l'ordinanza (di demolizione, ndr) si riferiva ad abusi effettuati anche su costruzioni non interessate dal vincolo archeologico».

Giova ricordare, infatti, come più volte evidenziato anche su queste pagine nelle scorse settimane, che il Comune, nel 1997, ha annullato la concessione edilizia (originale e in variante), unica per tutte le palazzine. Questi i motivi: l'esistenza di un vincolo archeologico (istituito nel 1980 per l'area su cui ricadevano le palazzine A, B e C - già demolite - e parte della D); la difformità dei manufatti realizzati rispetto al progetto, con un mutamento di destinazione d'uso (originariamente si parlava di un centro commerciale e di sette fabbricati turistico-residenziali con 250 appartamenti) e un aumento di cubatura; l'insistenza sul terreno di usi civici.