Un apriliano al Cern per studiare le origini dell'universo. Lavorare presso l'acceleratore di particelle più potente e tra i più importanti del mondo, lungo 27 chilometri, in grado di accelerare adroni fino alla velocità della luce e farli scontrare per comprenderne il comportamento, è stato un sogno che Marco Santimaria ha potuto coronare 2 mesi fa. A 29 anni, dopo aver fatto parte già da studente del gruppo di ricerca dell'esperimento LHCB, seguito come dottorando ai laboratori di Frascati, ha iniziato a lavorare a Ginevra, presso l'acceleratore LHC del Cern, in particolare al rivelatore LHCb che studia i decadimenti della particella beauty (bellezza), a caccia di reazioni "rare", ossia i comportamenti "anomali", un campanello di allarme rispetto ad un possibile discostamento dal modello standard. Capire i motivi per i quali queste particelle assumono un comportamento non convenzionale rispetto alle teorie della fisica ancora oggi valide, è importante non solo a livello teorico ma anche pratico. Da un lato si cercano particelle nuove per dare impulso alla nuova fisica, dall'altro comprendere i decadimenti rari permetterebbe di svelare i segreti dell'universo, comprendere il comportamento anomalo di alcune delle particelle originate dallo scontro tra protoni e spiegare così in maniera compiuta l'origine della materia di cui si compongono le galassie e soprattutto la fine dell'antimateria, abbondante dopo il Big Bang ma che oggi pare in gran parte «sparita» nel nulla.
Tra gli esperimenti più importanti condotti al Cern, figura LHCB, che studia appunto i decadimenti dei mesoni di B: investigare il decadimento di queste speciali particelle è un tassello fondamentale per capire che fine abbia fatto l'antimateria. E tra gli studiosi dei comportamenti dei mesoni B, oggi al lavoro presso LHC c'è anche il giovane talento pontino, che nonostante la giovane età ha anteposto la fisica delle particelle a ogni altro interesse. Comprendere il suo lavoro per un non addetto ai lavori, richiede un significativo sforzo e non poca immaginazione. Ma per lui che di pane e fisica vive ogni giorno, leggere i quark è facile come bere un bicchiere d'acqua. «I quark B sono particelle subatomiche che non rispettano la simmetria CP. É come se guardandosi allo specchio l'immagine riflessa si comportasse diversamente da come ci aspettiamo: a noi spetta analizzare ogni volta il processo per capire perché. Lo studio dei decadimenti rari può dirci molto sulla quasi totale assenza di antimateria nell'universo e aiutarci a riscriverne le leggi».
A ispirare la scelta del percorso di studi da intraprendere all'università, tanto impegnativo quanto ricco di soddisfazioni, il professore di fisica che lo ha seguito negli anni del liceo, Vincenzo Bisceglie, docente della classe del liceo scientifico a indirizzo informatico che Marco ha frequentato durante il triennio. «Il professor Bisceglie è stato una fonte di ispirazione grazie ai suoi metodi non canonici, alla capacità di privilegiare l'apprendimento degli studenti alla rapidità nel concludere il programma, la sperimentazione allo studio solo sui libri e sulle formule. Così dopo il diploma ho deciso di iscrivermi alla facoltà di fisica presso la Sapienza di Roma, poi dopo la magistrale in Fisica nucleare e subnucleare mi sono laureato con una tesi sui rivelatori di particelle».
I primi contatti con l'esperimento realizzato presso l'acceleratore di particelle di Ginevra, poi il sogno coronato dopo l'inizio del dottorato. «Ho iniziato il dottorato a Roma Tre, ‘separandomi' così provvisoriamente da LHCB. Poi il destino ha preso una piega diversa ed ho potuto proseguire il dottorato con l'esperimento LHCB presso laboratori INFN di Frascati, grazie alla borsa di studia garantita dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Ho accettato di lavorare all'analisi dei dati presso questo laboratorio di punta della ricerca fisica in Italia, un piccolo gioiello nel cuore dei Castelli Romani che possiede un suo acceleratore di particelle. Più volte in quel periodo mi sono recato al Cern, ma il mio sogno era quello di lavorare sul posto».
Per Marco l'occasione di una vita si è materializzata dopo aver finito il dottorato di ricerca e da due mesi lavora come dipendente associato del Cern. Nei gruppi di lavoro tanti italiani e tra questi anche la giovane promessa pontina, al lavoro per cercare la risposta alle domande sull'origine dell'universo che l'umanità ha iniziato a porsi sin dall'età della pietra.