Disposti a valutare qualsiasi cosa: anche progetti tutti da dimostrare, con finanziamenti ancora da ottenere. Anche solo sognare una prestigiosa scuola di restauro, o la sede dell'Accademia di San Luca, una casa della cultura popolare o parchi da skateboard, scuole nautiche, un centro studi su Cambellotti, le fantasie di un commissario straordinario, e chi più ne ha più ne metta. Tutto, pur di utilizzare un enorme patrimonio storico, artistico e immobiliare cittadino, di cui non si sa cosa fare. Gestirlo in proprio, è da escludere. E allora il compito è valutare e spesso accettare anche, se in modo affrettato, idee e progetti. E non importa se poi bisognerà fare dietrofront.
La verità è che molte scelte sono dettate dal momento politico, non di rado fatto di slogan. Ve lo ricordate "Basta mani private sul Tempio?". Oggi se il Tempio di Giove Anxur funziona, assieme al Polo museale, è grazie alla selezione pubblica di un privato competente. D'altra parte, è assai difficile che qualcuno "dal basso" sia disposto a mettere soldi per tenere aperto un luogo pubblico, difficilmente redditizio e con un sacco di grane.
Si guardi al San Domenico: l'ex convento è stato restaurato, manca un pezzetto di manutenzione eppure è chiuso da anni. Un bando si fece e andò deserto. Ora se ne sta interessando la Fondazione, che lo prende per 350 euro l'anno ed è decisa a gestirlo. Speriamo. A lei è affidato anche il Castello Frangipane. Magari sarà in grado di dialogare con le tante associazioni che da tempo bussano alla porta ma non riescono a trovare la formula.
Poi la casa Torre degli Acso. L'idea di farne una casa della cultura popolare terracinese è tramontata il giorno dopo della sua costosa inaugurazione. Poi è arrivato il progetto dell'Ismef, svanito nel nulla. Poi c'è l'ex museo Capponi, spazio che doveva ospitare i resti emersi dagli scavi del teatro romano e che forse troverà una destinazione con la nomina del direttore del polo museale. Forse.
Nel frattempo si tenta di dare una vocazione all'area del Molo, con il "The Spot", grosso parco skateboard e di sport urbani ideato dalla omonima società di Ostia. Vedremo come andrà. Palazzo Braschi? Dopo aver tentato di assegnarlo a non si sa bene quale istituto di formazione con riferimenti a Casablanca, il commissario Erminia Ocello aveva annunciato un centro restauro rimasto in un documento che non ha avuto alcun seguito. Il palazzo èa ncora occupato da alcuni uffici comunali. E' naufragata l'Officina delle arti e dei mestieri, non si sa cosa fare dei locali da consegnare alle Arene 1 e al Calcatore. Conclusione?
Sulla gestione dei beni immobili monumentali e comunque pubblici, si segna il passo. L'unica gestione riuscita, al momento, è quella affidata a CoopCulture. che sembra sapere come si fa. E forse la strada è proprio questa. Gestione condivisa pubblico-privato, lasciando che a farsi strada siano le competenze e non le maldestre idee politiche, che durano una stagione.