Il Comune ha ri-scoperto di avere un parcheggio di proprietà. Proprio suo, e già pronto. Un'area di sosta in pieno centro che è sempre stata nella piena disponibilità della cittadinanza, ma la cui storia si era persa - come spesso accade nel caos amministrativo comunale - nel caos degli atti. E degli anni.

Il parcheggio è quello incastonato nel Borgo Pio, quello in cui si accede da via Lungolinea Pio VI ma anche, a piedi, da via Roma. Sembra un parcheggio condominiale, in realtà era privato, e fu occupato d'urgenza dal Comune nel 1988 per pubblica utilità (l'intenzione, appunto, di realizzare un parcheggio). Fu "tolto" alla società immobiliare "Sirio srl", per cinque anni in modo legittimo. Ma poi il decreto d'esproprio non è mai arrivato, il Comune dimentica di chiudere la pratica e si becca due contenziosi e un'indagine della Corte dei Conti. La società chiede sia l'indennizzo che il risarcimento e con una sentenza del 2002, il tribunale di Latina gli riconosce 370 mila euro per il risarcimento e 80 mila euro di indennizzo. Con gli interessi maturati si arriva a quasi 500 mila euro e il Comune deve pagare. Però quella sentenza dice anche altro. E cioè che l'area, ormai irrimediabilmente modificata, resta di proprietà del Comune. In qualche modo l'ente non ci perde del tutto, se non fosse che qualcuno negli uffici si dimentica di registrare e trascrivere la sentenza, che resta lettera morta. Alla società il Comune paga alla fine, con una serie di debiti fuori bilancio, oltre 400 mila euro, contraendo un mutuo. Ma quel parcheggio non è ben chiaro di chi sia.

Circa un anno fa l'assessore al Bilancio Danilo Zomparelli nota che l'area è stata chiusa. Perché, e da chi? Il sindaco Nicola Procaccini dà mandato all'avvocato Martina Iannetti di indagare. Missione ardua. Il legale cerca la sentenza, arriva alla Ctu, e scopre la famosa pronuncia. Se a chiudere il parcheggio è stato il privato, non è corretto. Perché quel parcheggio è comunale. Un parcheggio pubblico di proprietà, in pieno centro. Occorre però prima trascrivere la sentenza, poi è verosimile che partirà una diffida all'indirizzo della società per riaprire l'accesso. Una domanda pare però destinata a restare senza risposta. Per quel mancato esproprio, per quella sentenza mai trascritta, qualcuno ha pagato?