Riscoprire le tradizioni dei nonni e dei padri, al fine di non perdere mai le origini di una tecnica che ha reso il vino Cacchione uno dei più prelibati del Lazio e - perché no - d'Italia. È questo il senso del progetto "Il Cacchione a casa tua", che nei mesi scorsi ha avviato la Cantina Bacco di Nettuno, presieduta da Giuseppe Combi, e che domani mattina (16 dicembre 2018) vedrà un primo traguardo, con la presentazione - a partire dalle 9.30 - dei risultati raggiunti da coloro che hanno aderito al progetto.
In particolare, saranno presentati gli esiti conseguiti grazie alla tecnica del "piede franco", ossia dell'impianto nel terreno delle talee di Cacchione, prelevate da un vigneto dove è presente la pianta "originale" della terra nettunese, senza essere stata innestata in passato su vitigni americani.
Spieghiamo meglio. Alla fine dell'800, in Europa, i vigneti vennero colpiti dalla "Fillossera della vite", ossia un insetto che attaccava e danneggiava tutte le radici delle piante presenti. Fu un bagno di sangue. E la strage dei vigneti venne fermata soltanto grazie a dei vitigni selvatici americani, che resistevano agli attacchi dell'insetto. Tali piante vennero prelevate e portate in Europa - Italia e Nettuno incluse - e vennero piantate. Poi, sulla vite statunitense, venne innestata la tipologia di uva locale, riottenendo di nuovo il prodotto territoriale, seppure con caratteristiche organolettiche diverse.
E qui entra in gioco l'enologo della Cantina Bacco, che qualche anno fa ha riscoperto come il Cacchione fosse uno dei vitigni in grado di resistere - all'epoca - all'attacco della Fillossera. Grazie ad alcune ricerche, sono stati ritrovati alcuni vitigni di Cacchione piantati con la tecnica del "piede franco" - ossia tagliando una talea di 80 centimetri e piantandola a terra in un semplice foro - e privi dell'innesto con il vitigno americano. A quel punto, è stato reimpiantato - con la tecnica del "piede franco" - un vigneto di Cacchione grande otto ettari e sono iniziate le prime produzioni, che hanno dimostrato come il Cacchione non innestato oltre cento anni fa fosse migliore dell'altro.
Proprio per riscoprire questa tradizione, la Cantina Bacco ha avviato il progetto di cui si parlava poco sopra, coinvolgendo i cittadini e chiedendo loro di piantare una talea di Cacchione appositamente regalata nei giardini o negli orti. E i risultati si preannunciano sorprendenti.