Questa notte, in Italia e in altri Paesi d'Europa, entrerà in vigore l'ora legale.

Alle due, infatti, le lancette degli orologi andranno spostate avanti di un'ora, con la conseguenza che il sole - rispetto alla mattina precedente - sorgerà con un'ora di ritardo, ma tramonterà anche più tardi, con tanta gioia di chi ama trascorrere pomeriggi all'aperto oppure ama le giornate più lunghe, sia per svago che per esigenze lavorative.

Questo cambio orario di primavera, però, potrebbe essere il penultimo della storia. E tutto questo "grazie" all'Europa.

Nei giorni scorsi, infatti, il Parlamento Europeo - che sta vagliando provvedimenti a raffica a ridosso delle elezioni che, in Italia, avranno luogo il prossimo 26 maggio 2019 - ha approvato una Direttiva che impegna gli Stati membri dell'Unione Europea a non praticare più il cambio orario, dovendo scegliere se mantenere per tutto l'anno l'ora solare o quella legale.

Tutto ciò dovrà avvenire nel 2021: quesi Paesi che vorranno conservare l'ora legale, faranno spostare per l'ultima volta le lancette degli orologi in primavera; quelli, invece, che propenderanno per l'ora solare, le faranno spostare definitivamente in autunno.

Dal canto suo, l'Europa si è raccomandata: gli Stati membri cerchino di uniformarsi nelle scelte, almeno per zone limitrofe. Questo per non creare troppe differenze.

C'è, però, un dato incontrovertibile. Facciamo un esempio.

Se un Paese confinante con la Svizzera scegliesse di mantenere un tipo di orario piuttosto che un altro, potrebbe trovarsi nella condizione di avere un'ora diversa al momento del passaggio dal confine di Stato. Stessa cosa potrebbe accadere (ma è una ipotesi per assurdo, visto che non è mai successo) con la Città del Vaticano: Roma potrebbe avere un'ora diversa rispetto alla zona di San Pietro.

Insomma, una situazione che i Governi dovranno valutare bene, con migliaia di persone che in queste ore, soprattutto sui Social, si chiedono: ma era davvero necessaria una Direttiva europea del genere?

Ai posteri l'ardua sentenza.