Un mese fa sembrava tutto fatto: la bozza del decreto di accorpamento delle Camere di Commercio di Frosinone e Latina era sul tavolo del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Mancava soltanto la firma.
Poi è cambiato tutto, quando il Tar del Lazio ha disposto di rimettere gli atti alla Corte Costituzionale, relativamente all'accorpamento dell'ente camerale di Pavia con quelli di Mantova e Cremona. Sospendendo di fatto la procedura dell'intera riorganizzazione delle Camere di Commercio in Italia. Stessa decisione il Tribunale Amministrativo ha assunto con riferimento all'ipotesi di fusione degli enti camerali di Terni e di Perugia. Perfino sul ricorso della Regione Piemonte. Prospettiva completamente ribaltata. Al punto che diverse associazioni di categoria si apprestano a chiedere ufficialmente alla Regione Lazio di ripristinare la situazione originaria. Relativamente sia alla Camera di Commercio di Latina che a quella di Frosinone. Disponendo di conseguenza il rinnovo dei rispettivi organi.
Una procedura che potrebbe espletarsi in due mesi. Fra l'altro la Camera di Commercio di Latina è commissariata.
E per di più, l'intenzione di molte associazioni è quella di chiedere alla Regione anche di valutare un eventuale accorpamento in un secondo momento. Non soltanto dopo che la Corte Costituzionale si sarà pronunciata. Ma anche dopo che le Camere di Commercio di Frosinone e Latina avranno provveduto ad eleggere i nuovi organi. Un accorpamento che però dovrebbe essere parametrato su base volontaria.
Uno scenario complesso e complicato però. Perché è evidente che essere arrivati ad un passo dal traguardo e tornare al punto di partenza avrebbe altresì un effetto "psicologico" da non sottovalutare.
Infatti era stato tutto definito. L'assemblea della Camera di Commercio di Frosinone e Latina sarebbe stata composta da 33 membri, compreso il presidente. Con la seguente suddivisione di seggi per settori di attività economica: 3 all'agricoltura, 3 all'artigianato, 6 all'industria, 7 al commercio, 1 alla cooperazione, 2 al turismo, 2 a trasporti e spedizioni, 4 ai servizi alle imprese, 1 a credito e assicurazioni, 1 ai cosiddetti Altri settori, 1 alle associazioni di tutela degli interessi dei consumatori e degli utenti, 1 alle organizzazioni sindacali dei lavoratori, 1 ai liberi professionisti.
La Camera di Commercio Latina-Frosinone (sede principale nel capoluogo pontino, secondaria in quello ciociaro) sarebbe stata l'ottava realtà di questo tipo in Italia. Rappresentativa di oltre 125.000 imprese. Con un patrimonio netto aggregato, nel 2015, di circa 25 milioni di euro. La riforma firmata dall'ex ministro Carlo Calenda prevede una riorganizzazione che stabilisce come le Camere di Commercio, in tutta Italia, scendano da 95 a 60. Ora però è tutto fermo.
La sezione "terza ter" del tribunale amministrativo regionale del Lazio, con riferimento al ricorso presentato dall'ente camerale di Pavia, ha ritenuto «non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, e dell'articolo 3 decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219, nella parte in cui prevede il parere, anziché l'intesa, con riferimento al principio di leale collaborazione».
Da quel momento è cambiato tutto. La Camera di Commercio del Basso Lazio sembrava ad un passo. Ora appare lontanissima.
Il fatto
Camera di Commercio, brusca frenata per l'accorpamento Latina-Frosinone
Latina - Una brusca frenata sull’ipotesi di accorpamento tra Latina e Frosinone. Molte associazioni vogliono tornare indietro