I fatti sono apparentemente scollegati, eppure la sequenza temporale e la delicatezza della materia mettono in contatto la recente scelta del Comune di Latina di fare spazio in organico ad una nuova figura per i controlli antimafia e anticorruzione e la gaffe strutturale legata alla sentenza del Consiglio di Stato sui rifiuti. Come si sa in aula è stato presentato e letto il parere dei legali della società Abc che hanno escluso la necessità di riconvalidare tutti gli atti legati alla nuova gestione potendosi procedere, invece, solo in relazione a quelli impugnati e a quelli annullati in autotutela. La discussione su questo parere è dello scorso otto aprile, fatta in aula e accompagnata dalle polemiche sulla mancata produzione del parere degli avvocati dell'ente, che aveva un suo ruolo di parte in quel procedimento. Pochi giorni più tardi la stessa amministrazione decide di rafforzare il delicato settore del controllo anticorruzione e antimafia, le due cose stanno insieme per Statuto oltre che per legge, pur non essendo applicabili insieme al caso di specie. Si sta infatti parlando della gara dei rifiuti annullata per avviare un percorso di gestione pubblica. Nella tempistica, però, l'incidente di percorso, se così lo si vuole chiamare, dei pareri sulla sentenza del Consiglio di Stato ha aperto la strada a quella che appare come una vera e propria revisione delle modalità con cui si affrontano le verifiche di anticorruzione e antimafia. Va detto che la legge attribuisce questo compito alle Prefetture e i Comuni, specie quelli più grandi accreditano presso le stesse dei funzionari che sono di coadiuvo. In questo modo e attraverso le banche dati esistenti si può conoscere la posizione di ogni singolo soggetto che per motivi diversi entra in contatto con la pubblica amministrazione per motivi economici.