Continua il «braccio di ferro» tra il Consorzio per lo sviluppo industriale Roma-Latina e il Comune di Aprilia dopo l'approvazione della variante integrativa al Prt da parte dell'Asi. Una variante modificata e meno «impattante» rispetto a quella adottata dal 2011, sulla quale il Comune presentò un ricorso al Tar di Latina, ma comunque sempre problematica per l'amministrazione Terra che - durante la commissione Urbanistica di giovedì - ha annunciato l'intenzione di presentare delle osservazioni. Un'intenzione piuttosto scontata dopo che il voto contrario espresso da Aprilia nell'assemblea dei soci che ha dato il via libera alla variante, anche se in aula le critiche sono state più «soft» rispetto al passato. L'assessore all'Urbanistica Salvatore Codispoti e il dirigente Paolo Ferraro, nei loro interventi hanno illustrato le loro preoccupazione, che riguardano soprattutto i quartieri Vallelata, Poggio Valli e Bellavista (e i relativi centri abitati), visto che i confini delle zone di espansione industriale del Prt si sovrappongono con i confini delle abitazioni della variante speciale di recupero dei spontanei e potrebbe andare in conflitto anche con le future opere stradali da realizzare in zona. «I motivi di contrarietà sono diversi. Uno riguarda il fatto che gran parte della variante ricade in aree dove è prevista la viabilità per la Roma-Latina. E più in generale, lo strumento urbanistico - spiega Codispoti - corrisponde in alcuni punti si sovrappone alla variante di recupero e passa non distante dalla stazione ferroviaria: uno scalo dove transitano quotidianamente decine di migliaia di persone e che intendiamo valorizzare. Il nuovo piano Asi ha ridotto il suo raggio d'azione rispetto al passato, stralciando alcune zone, ma rimangono queste perplessità e perciò abbiamo votato contro» .Il dirigente Ferraro ha invece osservato alcune aspetti tecnici. «Ci preoccupa il fatto che con la variante si permetta alla società e agli agglomerati del Consorzio di poter fare richiesta di ampliamento, richiesta pericolosa perché vuol dire aprire a numerose modifiche dei confini. Inoltre nell'atto c'è un'apertura a tutta una parte commerciale, che ignora le nostre pianificazione in materia. E per le aree a verde attrezzato ci vogliono criteri più stringenti, che tengano conto della distanza dei centri abitati e dell'impatto sonoro. Perché, in passato è stata realizzata in via delle Valli una pista da kart che ha provocato problemi ai residenti».
Il consigliere Ruberti: «Valutiamo tutte le ipotesi, anche l'uscita dall'Asi»
La parola è poi passata ai consiglieri, che hanno ribadito la contrarietà al piano. Una contrarietà trasversale, visto che sia Roberto Boi (Lega) che le forze di maggioranza hanno manifestato dubbi sul piano. «Tra il 2013 e il 2018 - afferma Vittorio Marchitti di Forum per Aprilia - non ho incontrato un solo industriale che mi ha detto: ‘Sono favorevole al piano'. E lo stesso dicasi per gli artigiani, dunque mi domando: che obiettivo ha il piano? Cittadini e imprenditori si sono ritrovati nella fascia di rispetto, dovendo pagare l'Asi e non traendo nessun beneficio. Oggi in città ci sono 100 mila metri quadrati di capannoni fermi, inoccupati. Ripeto quello che dissi anni fa, il provvedimento non va ridotto: non ha ragione di esistere».
Mentre Omar Ruberti (Lista Terra) ha attaccato il presidente della commissione regionale Urbanistica, Marco Cacciatore (M5S), che ha negato l'audizione al Comune e ha ipotizzato - come estrema ratio - anche l'uscita dell'Asi. «Questo è un tema importante, perciò auspichiamo la massima condivisione e un voto unanime del Consiglio comunale per contrastare una posizione che non ha né capo, né coda. Anche perché questo è solo il primo passo, in questi giorni abbiamo avuti diversi incontri in Regione e abbiamo richiesto l'audizione nella commissione regionale Urbanistica, ricevendo però un parziale diniego dal presidente Cacciatore. Ci sorprende che proprio il M5S, che ha fatto della partecipazione e dell'ascolto una battaglia, ci neghi la possibilità di parola ma continueremo su questa linea. Infine sottolineo che, in qualità di componenti dell'Asi, dovremmo beneficiare degli interventi e non subirli. Ma se questa appartenenza diventa solo sottrazione di sovranità, dovremmo ragionare anche sull'opportunità di uscire dal Consorzio industriale».