E' una battaglia senza più esclusione di colpi quella che riprende sull'appalto per il trasporto urbano. Il Comune infatti ha appena incaricato il dirigente dell'avvocatura, Francesco Di Leginio per difendersi nel procedimento per revocazione proposto dalla società Schiaffini Travel e con il quale si chiede, appunto, una decisione straordinaria di revoca della sentenza con cui in via definitiva il Consiglio di Stato aveva bollato come «inadeguata» l'offerta della Schiaffini nella gara d'appalto per il servizio di trasporto pubblico a Latina. La sentenza è del 18 febbraio scorso e la ricorrente in quell'atto era stata anche condannata a pagare 5000 euro al Comune. Sembrava finita lì, invece gli avvocati della Schiaffini hanno avviato un'azione straordinaria, quella della revocazione appunto notificata in questi giorni al Comune che il 29 agosto ha affidato l'incarico per costituirsi in giudizio. Come si sa l'appalto, andato poi alla Csc che gestisce il servizio da un anno, era stato oggetto di impugnativa e di una lunga battaglia giudiziaria al Tar. Sia in primo che in secondo grado i giudici amministrativi avevano ritenuto che l'iter seguito dal Comune fosse stato legittimo in quanto c'erano problemi nell'offerta di Schiaffini. In specie il Consiglio di Stato aveva ribadito che l'offerta di Schiaffini Travel alla gara per il trasporto pubblico locale nel Comune di Latina, poi vinta dal raggruppamento di imprese Csc era inadeguata, di qui l'esclusione ritenuta legittima. Già il Tar aveva messo nella propria sentenza i numeri incongrui dell'offerta e obiettato che la società aveva solo 33 mezzi per il servizio a fronte dei 44 prescritti dal bando; inoltre aveva messo a disposizione 13 bus da 7-8 metri circa che non risultano corrispondenti alle esigenze di servizio. Il giudizio di revocazione viene proposto davanti al Consiglio di Stato e la costituzione del Comune è motivata con l'interesse della pubblica amministrazione a stare in un procedimento che potrebbe ancora portare all'annullamento della gara d'appalto, seppure in via indiretta, ossia con la revocazione della sentenza che a febbraio ha sbarrato definitivamente le porte all'ex gestore dei trasporti (lo era in quanto socio privato di Atral).