Ha 46 anni, è ingegnere, dal febbraio scorso è Amministratore delegato di Acqualatina, viene da esperienze di settore sostenute nel nord Italia e benché sia alla guida della spa del servizio idrico integrato da meno di un anno Marco Lombardi mostra di avere il polso della situazione anche sulle pieghe meno esposte della gestione aziendale.

E' dell'altro giorno la pubblicazione dell'ultimo sondaggio di Italia Oggi sulla qualità della vita nelle province italiane. Alla voce perdite idriche, la provincia di Latina, dunque l'Ato 4, è al 106esimo posto. Peggio di noi fa soltanto Frosinone, al 107esimo posto. Ingegner Lombardi, partiamo da qui?
«E' un argomento fondamentale della nostra politica aziendale, perché le perdite sono uno spreco, non tanto di acqua, perché quella torna comunque da dove viene, ma perché la pompiamo inutilmente. Da un lato abbiamo in corso investimenti per porre rimedio ai problemi causati da una rete di distribuzione vetusta e logora, e dall'altro abbiamo bisogno di ulteriori investimenti. La media di settore, in fatto di perdite di rete, è del 41%, noi perdiamo il 70%. E' un problema strutturale, universalmente riconosciuto, e che ha indotto Utilitalia, la Confindustria del nostro settore, a dire che in Italia servirebbero 83 euro l'anno per ogni abitante servito per fronteggiare l'emergenza delle perdite idriche. Dunque si tratta di un problema generale, e un gap così alto tra quello che spendiamo e quello che dovremmo invece spendere, ha indotto il Ministero per le Infrastrutture a chiedere alle Regioni un piano di investimenti per tutti gli Ato italiani, che sono 92. E la media degli investimenti di settore per la manutenzione delle reti è del 51% sul totale del budget; l'Ato 4, tra il 2016 e il 2017, ha impiegato per la stessa voce il 37%».

Lei sta dicendo che perdiamo più acqua, ma spendiamo di meno per contenere quelle perdite.
«Precisamente: stiamo spendendo 22 euro l'anno per abitante servito per riparare la rete di distribuzione, ma sappiamo che dovremmo spendere 28 euro e che dobbiamo arrivare a 32 euro. Non si può avere una rete in condizioni peggiori di altri e contemporaneamente spendere meno degli altri, ma è esattamente quello che facciamo».

Lei vuole che le domandi perché Acqualatina spende meno di quanto dovrebbe: glielo chiedo.
«E' stata una scelta dell'ultima conferenza quadriennale dei sindaci, nel 2016, che ha approvato il piano degli investimenti della spa e che non ha voluto spingere troppo sulle tariffe della popolazione. Non ci sono grandi alternative: o aumenta la tariffa, o interviene lo Stato».

Gli Ato dell'acqua nascono con l'obiettivo di migliorare il servizio facendo spendere meno all'utenza. Lei è dell'idea che sia un obiettivo perseguibile?
«Cambiare i tubi della rete idrica costa 140 euro al metro, che significa 140.000 euro al chilometro. Acqualatina ha 3.500 chilometri di rete, quasi tutta disastrata, e fa diecimila interventi di riparazione l'anno: vuol dire che malgrado le perdite, si fanno tra le 30 e le 40 riparazioni al giorno in ogni angolo della provincia e non. Sono numeri che dicono che tutta la rete ha problemi. Il nostro sistema di distribuzione, che personalmente considero un sistema intelligente, è stato progettato con un numero limitato di grandi impianti che servono tanta gente, il che comporta uno sforzo di pressione superiore alla media. E maggiore pressione significa maggiore stress e maggiore usura per le tubazioni. Oggi questo sistema non si può stravolgere, ma nei nostri piani di medio termine c'è il raddoppio delle condotte più importanti, vedi ad esempio quella che dalle Sardellane porta l'acqua a Latina, il che ci consentirà di superare qualsiasi tipo di guasto senza imporci l'interruzione dei flussi verso l'utenza. Se si rompe una tratta posso usare l'altra. E' quello che abbiamo fatto per il sud pontino collegando Cellole a Minturno, cosa che ci permette di superare due tipi di emergenze, la siccità e la torbidità dell'acqua».

E' interessante seguire questi passaggi, ma dal 2003, anno della sua costituzione, fino a oggi, Acqualatina cosa ha fatto?
«Ha fatto 235 milioni di investimenti su un piano trentennale di 462 milioni di euro, il che vuol dire che la spa segue alla perfezione la tabella di marcia. Soltanto a Latina, su 36 milioni di investimenti previsti, 20 sono stati già impiegati; di questi, 17 sono stati spesi per fogne e depurazione, e oggi, anzi da qualche anno, Latina ha la bandiera blu. L'acqua dai rubinetti usciva anche prima della costituzione di Acqualatina, ma l'acqua delle fogne finiva dritta in mare. L'azienda ha fatto il massimo sforzo per affrontare quella situazione, e fortunatamente oggi le priorità sono altre. E poi, facendo un passetto indietro, se moltiplichiamo per 3.500 chilometri quei 140.000 euro che servono per rifare un chilometro di tubazioni, scopriamo che tutte quelle risorse non ci sono, ma comunque bisogna garantire il servizio. Quindi, se da una parte diciamo che servono più risorse, dall'altra sappiamo di dover comunque procedere per migliorare il servizio e migliorare gli investimenti, ma sappiamo anche che non possiamo eliminare tutte le perdite in una sola volta».

L'idea che possano essere stati fatti anche investimenti sbagliati non la sfiora?
«Non può sfiorarmi, e non lo credo anche se non c'ero».

Con i dissalatori come siete messi? Sulle isole non vi hanno fatto le feste, anzi.
«E' vero, però a Ventotene stiamo venendo a capo della situazione: la potabilità e la qualità dell'acqua vengono costantemente monitorate, e non soltanto da noi. Noi stiamo immettendo acqua pulita dentro tubazioni compromesse, e il risultato è che dai rubinetti esce acqua contaminata dai residui che incrostano la rete. Stiamo mineralizzando l'acqua per ridurne al minimo l'aggressività, cioè la capacità di portarsi dietro quei fastidiosi residui. Contemporaneamente stiamo anche cambiando i tubi. Ne verremo a capo in breve».

Il suo rapporto con i sindaci dei comuni dell'Ato4?
«In molti casi ho trovato grande collaborazione. Una parte lamenta problemi che esistono davvero e ci chiede risposte in tempi celeri. Cerchiamo di andare incontro a tutti. In passato sono stato direttore generale di un Ato e so che i sindaci vogliono essenzialmente due cose: garanzie sul servizio e equilibrio sulle tariffe. Direi che ci siamo».

In una recente occasione l'ho sentita parlare di economia circolare a proposito della gestione di Acqualatina.
«Siamo vicini all'autorizzazione di un impianto di trasformazione dei fanghi di depurazione in ammendanti per l'agricoltura. In parte lo facciamo già, ma puntiamo all'autonomia, nel senso che vogliamo uscire dal mercato dei rifiuti per trasformare in risorsa quello che oggi ancora ci pesa come costi di smaltimento. Lo stesso faremo con le acque residue della depurazione: arriveremo ad utilizzarle in agricoltura dopo un opportuno trattamento».