C'è una spada di Damocle che pende sulla testa del Comune di Latina: una nuova sentenza, notificata all'ente di piazza del Popolo e diventata esecutiva, relativa ai debiti contratti con Latina Ambiente. Si tratta di oltre 2 milioni di euro (2.078.773.73 oltre agli interessi) riconosciuti dal Tribunale di Latina e che l'ente dovrà ora liquidare alla curatela fallimentare della vecchia partecipata. Il giudice, nella sentenza del 3 giugno scorso, passata in giudicato, ha accolto la domanda proposta dalla Latina Ambiente e dichiarato inadempiente il Comune di Latina in relazione ai servizi afferenti alle convenzioni stipulate con il Comune. Si tratta di una vicenda che rilancia e chiama in causa le responsabilità del Comune in merito al mancato riconoscimento dei debiti crediti: era stato il Comune di Latina, socio di maggioranza della spa dei rifiuti, a spingere per la dichiarazione di fallimento di Latina Ambiente, quando non aveva voluto riconoscere i propri debiti nei confronti della controllata, sapendo che quel riconoscimento avrebbe consentito di avviare il concordato e scongiurare il fallimento. E' una tesi da cui parte il consigliere e capogruppo della Lega Massimiliano Carnevale che, tramite un accesso agli atti, ha cercato di far luce sulla vicenda. «Questa è un'altra tegola per l'amministrazione comunale di Latina - dice - oltre due milioni di euro riconosciuti dal Tribunale di Latina e che l'ente dovrà ora liquidare alla curatela fallimentare della vecchia partecipata. Si tratta dell'ennesimo costo per le casse comunali relativo al settore dei rifiuti. E non dimentichiamo che mancano ancora all'appello altri due contenziosi aperti tra comune e Latina Ambiente per un ammontare complessivo di circa 6 milioni di euro.
Non possiamo non chiederci a questo punto se sia stata corretta la decisione della giunta Coletta di lasciar fallire Latina Ambiente senza provare a salvarla, magari in sede di concordato, riconoscendo questi debiti che, come vediamo, erano legittimi. Se questo fosse stato fatto, ossia se il Comune si fosse messo al tavolo con Latina Ambiente per risolvere la controversia, oggi avremmo un'altra storia nel settore dell'igiene urbana. Soprattutto non avremmo avuto la stravaganza di far fallire una società e acquistarne il ramo d'azienda, cosa giuridicamente anomala e che mal si concilia con il nostro ordinamento. Inoltre, non avremmo dovuto impiegare i soldi dei contribuenti per dare una dotazione di anticipo all'azienda speciale Abc per partire e dare garanzie alla Cassa depositi e prestiti per un mutuo da 12 milioni di euro che serve a Abc per avviare la raccolta differenziata e senza dimenticare le diverse società, molte delle quali del nostro territorio, che a cascata sono fallite dietro la Latina Ambiente». Per il consigliere adesso, oltre a questi costi, ci troviamo a dover pagare anche quanto avremmo dovuto dare a Latina Ambiente e non abbiamo mai dato. «Soldi che - dice - ricordiamolo, ci avrebbero permesso di non far fallire quella società e dunque di perdere quasi 4 anni per arrivare all'avvio di un servizio di raccolta differenziata. E ancora, cosa non meno importante, salvando Latina Ambiente dal fallimento avremmo mantenuto il controllo della discarica di Borgo Montello, unica vera soluzione che avrebbe evitato qualunque riapertura». «Stando così le cose- si chiede e conclude - non sarebbe stato meglio salvare Latina Ambiente dal fallimento?».