Ieri mattina, dopo 33 anni, non ho potuto abbracciare mio padre nel giorno della festa dedicata a tutti i papà del mondo. È una delle conseguenze di questo maledetto virus, che non solo ci sta facendo vivere con la paura di avere contatti col mondo esterno e con l'invito a uscire soltanto in caso di necessità, ma ci sta anche portando lontano dai nostri affetti più cari.
Rispettare le regole dettate dal Governo porta infatti a restare nelle proprie case e, tra i casi di necessità impellente, non c'è quello di poter andare a trovare un proprio caro che, magari, abita a qualche centinaio di metri di distanza. Per carità, i motivi di sicurezza e di tutela della salute pubblica sono validissimi e vanno rispettati, ma questo periodo storico - che per la mia e per tante altre generazioni rappresenta una situazione mai vista prima - resta caratterizzato da una grande malinconia legata alla distanza dagli affetti. Padri e madri lontani dai figli, nonni distanti dai nipoti, fidanzati costretti a non vedersi e a non potersi addirittura baciare, amici che si devono salutare a distanza. Per non parlare del fatto che è impossibile anche darsi un appuntamento per scambiare quattro chiacchiere, visto che gli assembramenti sono proibiti.
E pensate anche a tutti quegli anziani che, abituati a sedersi in panchina per commentare le notizie del giorno, ora debbono restare in casa e mancare a un appuntamento fondamentale della loro giornata. Alcuni, a dire il vero, ci hanno provato ad andare lo stesso. Il risultato: seduti ad almeno un metro, situazione quasi comica e qualcuno con problemi d'udito ha anche capito fischi per fiaschi.
Fortunatamente, a "salvarci" da questa distanza che, seppur minima, ci appare siderale, interviene la tecnologia. Videochiamate singole o multiple sono l'attività più gettonata del momento e non mancano raffiche di selfie e stories su Instagram e Facebook, oltre a sistemi di messaggistica rispolverati per l'occasione e persone di una certa età che si registrano ai Social o chiedono di installare Skype sul pc «così posso vedere il nipotino».
Insomma, una situazione surreale. Tutto questo, però, dovrà finire: dopo un temporale, diceva qualcuno, torna sempre il sereno. Questa tempesta Coronavirus, molto presto, sarà un ricordo. E torneremo ad abbracciarci ancora, a sentire il calore delle braccia di un padre, di una madre, di un nonno, di una nonna o di un amico. Torneremo a salutarci con due bacetti sulla guancia e a scherzare in strada. E sì, stavolta sarà bellissimo.