L'idea che un'immagine come quella della scritta contro una persona contagiata dal Coronavirus stia facendo il giro dell'intero Paese ed abbia già valicato i confini nazionali ci fa rabbrividire. Chiunque, osservando quel video postato sui social, sarà autorizzato a domandarsi che razza di imbecilli popolino la provincia di Latina.
Di più. Tutti saranno autorizzati ad etichettare il territorio pontino come un luogo culturalmente depresso e socialmente debilitato, perché dare dell'untore a una persona colpita dal Coronavirus, o da qualsiasi altra forma di malattia o patologia, equivale a dare prova di vera e propria abiezione.
Malgrado questo, la consapevolezza di essere circondati da una quota di stolti che non esitano ad uscire di casa malgrado i divieti per porre in essere una dimostrazione di introvabile bassezza, non riesce a farci pentire di vivere in questa provincia e nemmeno di esserci nati. L'ignoranza, insieme alla volgarità e alla mancanza di sensibilità, costituiscono una quota dovuta per ogni comunità che si rispetti, e dunque, anche se a malincuore, non resta che prendere atto di un ulteriore motivo capace di attestare la nostra imperfezione. Il che non vale a farci sfiorare da un eventuale impulso di rassegnazione: anche se è impensabile poterla sconfiggere del tutto, l'ignoranza va combattuta senza se e senza ma, comunque, ogni giorno e in ogni luogo, con ogni mezzo. E dal momento che dubitiamo che l'autore del cartello piazzato davanti alla sede di uno degli esercizi commerciali del malcapitato imprenditore colpito dal contagio sia disposto a ragionare o a farsi convincere che quello che ha fatto non è diverso dalle peggiori manifestazioni di razzismo, riteniamo che il modo più immediato e forse più efficace per combattere quel portatore di ignoranza sia innanzitutto individuarlo, per denunciarlo e sottoporlo al giudizio di un tribunale. Come si conviene a chiunque compia un reato. E quel cartello, con quella scritta, lo è. L'altra strada percorribile, migliore della prima, ma decisamente più ardua, sarebbe quella di un ripensamento immediato da parte dell'autore di quel cartello, che dovrebbe tornare sul luogo del delitto con un nuovo messaggio da esibire: «Sono stato un cretino».
Ma non crediamo che il nostro sia capace di tanto, anche se è confortante sperarlo.